Il background dei Belgrado è quello degli squat barcellonesi: i membri del gruppo provengono infatti da innumerevoli band punk e hardcore della scena do-it-yourself locale (Jauria, Infame, Drömdead, Los Dolares e altri ancora). Con l'omonimo Lp d'esordio i nostri si cimentano in sonorità decisamente più umbratili e malinconiche, senza però per questo rinunciare alla fervente inquietudine del loro "habitat" naturale.
L'accoppiata "No Exit"-"Clockwise" ci introduce all'azzeccata formula di "Belgrado", che si colloca a metà strada tra post-punk gotico made in Uk (gli Skeletal Family di Anne-Marie Hurst su tutti) e death-rock a stelle e strisce (le band female-fronted come 45 Grave e Voodoo Church).
L'animo punk mai sopito emerge comunque impellente nei passaggi più energici del disco, come nel caso di "Dead Generation" e "Zapomnijmy". Quest'ultimo ("Dimenticare", secondo una preliminare traduzione di Google) è uno dei due brani in lingua polacca dell'album (l'altro è "Koszmar", "Incubo", stando sempre al traduttore di cui sopra). La presenza di tale idioma è da ricondursi alla nazione d'origine della cantante Pat, e le due canzoni donano un quid di malinconico post-punk polacco (alla maniera dei Siekieria) al sound dei catalani.
Moniker del gruppo e copertina dell'album ben descrivono la combinazione di fascino e tormento che esprimono le dieci tracce del disco; nel complesso il lavoro non presenta cali di sorta, configurandosi come un prodotto assolutamente omogeneo i cui ingredienti sono tutti ben noti.
La spontaneità dell'output è però davvero meritevole di un ascolto da parte, in particolare, degli appassionati dei generi summenzionati e di chi è alla ricerca di musica dal tenore al tempo stesso movimentato e "autunnale".
24/01/2012