E, giusto per non smentirsi, subito dopo “The Stench Of Burning Wings” prosegue imperterrita verso la dissoluzione, continuando nel solco di un concept dedicato ad un’anima ecclesiastica lacerata da demoni interiori. Tracce del progetto principale del musicista olandese (Gnaw Their Tongues) si trovano sparse un po’ dovunque in questi trentacinque minuti di inferno, dai cori pseudo-liturgici ai cupi rimbombi di basso di “The Flaming Sword”, “The Heavens” e “Burning Hands And A Crown Of Flames”, ma tutto si trascina senza molta convinzione, tanto che, arrivati a un certo punto, sembra di ascoltare, tra alti (pochissimi) e bassi (tantissimi!), sempre lo stesso brano. Del resto, già l’ultimo “In Conspectu Divinae Majestatis” mi aveva profondamente deluso e, anche se qui siamo su livelli leggermente (“leggermente”!) superiori, al momento… non è certo sulla sponda De Magia Veterum che De Jong riesce ad esprimere al meglio il suo talento.
(01/03/2011)