La disincantata voce di Yukumi Nagano è il tratto distintivo del synth-pop dei Little Dragon, che nelle undici tracce di "Ritual Union" provano a sporcarsi le mani con le sincopi grasse del dubstep. Il risultato è meno brillante di quanto non fosse lecito aspettarsi nell'annus mirabilis del gruppo di Göteborg, che arriva al traguardo del terzo album dopo aver archiviato anche un'importante collaborazione con i Gorillaz (Plastic Beach). La corsa verso il successo parte con due potenziali singoli che farebbero impazzire gli Hot Chip ("Ritual Union", "Little Man"), ma fa prendere scivoloni che assomigliano al bubblegum pop di Kate Perry ("Shuffle A Dream"). La scelta dei suoni non aiuta le canzoni a uscire da uno schema fin troppo ripetitivo: un frullato di funky, synth-pop e dubstep decisamente poco saporito.
(24/08/2011)