...(ora) ha il problema di girarsi...
È un'espressione calcistica, coniata e resa celebre dal mitico telecronista della nazionale italiana degli anni 80 e 90 Bruno Pizzul, che i "non giovanissimi" lettori certo ricorderanno. Era solito usarla quando un giocatore di talento, magari il più grande di tutti, Roberto (Baggio: l'unico al quale concedeva la licenza poetica di chiamarsi con il solo nome di battesimo), finiva intrappolato nel filo spinato di un'irta marcatura e si rendeva necessario il ricorso a una qualche giocata geniale ed estemporanea per rimettere la palla sul sentiero che conduce alla rete avversaria. Un mantra sospeso fra timore (di perdere il pallone) e aspettativa (di uno di quei momenti sublimi che solo questo gioco sa regalare e che valgono l'intera partita, a volte l'intera esistenza). Riletta alla luce di questi primissimi anni 10, però, è anche un'intelligente metafora sulla condizione della musica italiana (cosiddetta) alternativa e più in generale quella di un intero paese (delle sue nuove leve, specialmente), costretto a districarsi in una situazione economica e socio-culturale che va peggiorando di anno in anno e a inventarsi sempre qualche rapsodico cambio di passo, qualche dribbling impossibile, per sperare di rimanere a galla e magari "ritrovare il goal".
Così almeno sembra pensarla Michele Bitossi, più noto come voce solista della band Numero 6, che per il suo esordio solista ha scelto di avvalersi del titolo in questione e del nome d'arte di Mezzala. Con una salutare dose ironia e leggerezza, Mezzala usa la similitudine sportiva, particolarmente significativa in un paese in cui il calcio è troppo spesso specchio ed eterogenesi di tutto, per disegnare un disincantato ritratto di sé e del proprio tempo. Senza cadere in vittimismi, populismi o maledettismi di sorta, senza mai prendersi troppo sul serio, insomma. Una vena lirica insieme brillante, beffarda e crepuscolare che si riflette anche nella qualità altamente artigianale e nella varietà di spunti musicali contenuti in questo album.
Il songwriting di Mezzala si discosta parzialmente da quello della più conosciuta band di Bitossi, guadagnando un elegante respiro pop in virtù dell'esteso e raffinato interplay fra le tastiere molto vintage (synth e piano) di Tristan Martinelli e le chitarre (elettro-acustiche) di Mattina Cominotto e dello stesso Bitossi, a cui i cambi e la pause spesso spiazzanti della sessione ritmica (Giulio Gaietto al basso e Nicola Magri alla batteria) conferiscono vigore e incisività.
Il concept si sviluppa nei capitoli centrali che rimandano a certo cantautorato "liberty" e libertario (ma non politicizzato) di fine 70 (Graziani, Camerini, Fortis) rivisitato con un leggero retrogusto "baustelliano": l'ebbrezza solitaria e melodica di "Arance Dal Balcone" e del singolo di punta "La Vasca Coi Piranha", l'erotismo introverso di "Ortica", l'italian job da paradossale commedia alla Marco Ferreri di "Un Progetto Come Un Altro", la tromba (di Luca Guercio) e il passo scalpitante di "Ritrovare Il Gol". Ma Mezzala sa anche recitare a soggetto e improvvisare variazioni a tema come la spassosa italo-disco/wave di "Che Fine Faremo?" che si chiude con un coro solenne tipo Battiato anni 80 ("Che fine faremo? Che fine farò?") subito sgonfiato dal sarcasmo più prosaico ("Di merda!"), la melodia aspra e stazzonata quasi alla Jeff Mangum di "Cose Che Ho Visto", l'asciutto e commovente ricordo semi-acustico del padre in "Hey Pa", l'indie-pop scattante e anglofilo di "Tempi E Modi", sospinta da un magnifico jangle chitarristico.
Con una splendida "roulette di Marsiglia", Mezzala riesce a far fuori mezza difesa avversaria e ora segnare per lui sembra un gioco da ragazzi. A meno che non decida di calciarla fuori apposta, per amore dell'onestà e dell'invettiva, come fece tanti anni fa, smascherando agli occhi dei propri tifosi una partita truccata (e pensare che ancora oggi c'è chi fa finta di stupirsi), un altro grande anarchico: il calciatore-poeta Ezio Vendrame (amico fraterno di Piero Ciampi, non per nulla). Se mi mandi in tribuna godo. Anzi, come direbbe Mezzala, "serve disciplina con il talento e basta stai in panchina". Fortunatamente qui non mancano né l'uno e né l'altra.
02/01/2012