Davvero singolare la parabola imboccata da Peter, Bjorn e John. Da sempre considerati una delle assolute eccellenze del più recente laboratorio indie-pop svedese (e, insieme ai Radio Dept, l’act che ha finora riscosso i maggiori riscontri internazionali), i tre musicisti di Stoccolma hanno agguantato un significativo picco di popolarità al terzo tentativo discografico, nel 2006, grazie al bestseller “Writer’s Block” (catapultato verso il successo dalla leva archimedea del singolo “Young Folks”). Tuttavia, quando il difficile sembrava ormai essere stato lasciato alle spalle, il triumvirato svedese ha innescato una repentina inversione di rotta, prima con il formalismo kraut-rock iperintellettualizzato del quantomeno curioso “Seaside Rock” (esclusivamente strumentale) e, successivamente, nel 2009, con il controverso “Living Thing”, una sorta di omaggio radicale e programmatico agli esperimenti elettro-pop della prima era new wave, composto per lo più da bislacchi teoremi elettronici, sullo sfondo di un virtuosistico esercizio di autodissoluzione concettuale che, almeno commercialmente parlando, ha raggiunto i suoi scopi (non per niente entrambi gli ultimi dischi sono stati poi accorpati in un’unica edizione della discordia).
Espiate tutte le proprie colpe attraverso l’intransigente rigorismo sonoro sopra descritto, Peter Móren e compagni, con il nuovo (e sesto) “Gimme Some”, tornano finalmente a impadronirsi di ciò che meglio definisce l’essenza naturale del loro suono, ovvero la pop-song pura e semplice. I tre scandinavi assecondano il proprio feticismo dai contorni intellettuali e giocosi, tornando così a declinare il glossario stilistico dell’oggetto-canzone, ricamando con stile obliquo (e apprezzabile ingegno) una varietà a tratti inesauribile di registri compositivi e pieghe formali, che vanno dal garage (la concisa “Breaker Braeker”) alla psichedelia (seguite il notevole treno visionario di “I Know You Don’t Love Me”), passando per il punk-pop (il singolo “Second Chance” o “Lies”), il surf (“Dig A Little Deeper”) o il glam (la bellissima “Down Like Me”), fino al più puro e spontaneo rock’n’roll da respirare a pieni polmoni (“Cool Off”). Il suono, fresco, sincopato e potente, accende e corrobora questa labirintica fenomenologia canzonettara - che non annoia mai e che anzi si vorrebbe davvero non finisse troppo presto - consegnando alle orecchie dell’ascoltatore la vitalità pulsante di un gruppo ritrovato.
Con “Gimme Some”, Peter, Bjorn & John tornano a nuova vita. Le invenzioni e l’estro multiforme che da sempre contraddistinguono il loro approccio riescono ad armonizzarsi nella forma di un juke-box perfettamente riuscito, che colpisce per la sua fantasia e per l'innegabile gusto.
18/03/2011