Questo singolare 12", da poco uscito solo in vinile e inciso solo sulla prima facciata, presenta solo un lungo brano dalla durata di un quarto d'ora. Il secondo lato è vuoto dato che, secondo le macabre intenzioni di Umberto, questo suo brano, "Final Exit", andrebbe inteso come un commiato d'addio prima di commettere un atto di suicidio e, quindi, non sarebbe possibile ascoltare anche il secondo lato. È sinceramente un senso dell'umorismo che stento a capire, anche l'immagine della copertina è tutt'altro che rassicurante. Musicalmente, questo lungo pezzo si distacca dal suo consueto stile di "copia-carbone" di pezzi vintage altrui e si situa nella dark-ambient più isolazionista. Un cupo e lento adagio catacombale si tramuta in una glaciale e astratta musica ambientale. Solo dal sesto minuto in poi, subentrano dei beat minimali che conducono in un finale quasi shoegaze, fatto di distorsioni celestiali e non lontano dalla dark-ambient cara ai primi gruppi della Projekt, come i Lovesliecrusching.
In definitiva, un intrigante biglietto da visita da cui aspettarsi nuovi sviluppi futuri. Approfittiamo per segnalare anche la prima uscita discografica della Black Moss, il "tape-dubut" di Slowmantra, "Pozzo d'Antullo" (2011), contenente puro black-metal in chiave minore e lo-fi, che imita le gesta del fosco black-metal avantgarde dall'enfasi wagneriana di Gnaw Their Tongues all'harsh-noise dei canadesi Wold.
(24/01/2012)