Dall'"attendismo melodico" dell'Elliott Smith e del Kurt Vile più pop di "My Girilfriend", "Lily" e "There Goes The Neighbourhood" ai Band Of Horses più Young-iani ed effeminati di "Still Think About It" e "Don't Stand In The Way Of Love", Larsson ha composto un disco di grande gusto per le melodie e per gli arrangiamenti (sezione ritmica quadrata, strumming d'acustica sempre in sottofondo, accenni di elettrica, con o senza slide), senza per questo rinunciare a un certo nerbo nineties - si veda il bell'alt-rock di "Where We Belong", tra Molina e Early Day Miners.
Una metafora minimalista e infantile per "A Stone In My Shoe", tra George Harrison e Daniel Johnston: una delle "piccolezze" con le quali "79" conquista.
Più lavoro sulle canzoni che sull'impronta musicale, da buon svedese, ma "79" farà comunque parlare di sé; e se non lo farà ce lo terremo bello stretto, perché di dischi come questo ne escono tre o quattro all'anno, non di più.
(25/06/2012)