La prima impressione, ascoltando questo ennesimo nuovo capitolo dei Piano Magic, è praticamente la stessa. Da un lato, “Life Has Not Finished With Me Yet” sembra essere uno dei lavori più coesi e mirati del chitarrista inglese Glen Johnson; studiato per voler essere un apice della formazione londinese. Dall'altro, tuttavia, sembra che la mira sia stata presa in una direzione, artisticamente parlando, “sbagliata”. Se quindi la scaletta è questa volta perfettamente funzionale, specie se raffrontata alle due conclamate insufficienze costitutive dei precedenti “Part-Monster” e “Ovations”, anche questo lavoro risulta essere confuso, fragile e sfocato nella sua perfezione formale.
Nell’album appaiono alcune interpretazioni sentite (la salmodiale "Judas", la tuxedomoodiana "Chemical (20mgs)", il mantra plumbeo della title track), ma troppi momenti si perdono nel vuoto e quasi la metà delle canzoni sembrano delle B-side ripulite ad hoc dei precedenti dischi. Tale considerazione non vuole sminuire l'operato, al contrario vuole sottolineare quanto i Piano Magic siano a quel punto di svolta che, prima o poi, si prospetta a tutti i musicisti: piacere anche a mia sorella, conclamata fan di Luciano Ligabue e all'oscuro sul nome degli altri due Nirvana, o continuare a far felice una nicchia che non potrà mai estinguergli un mutuo.
Due pezzi come "The Slightest Of Threads" e "Lost Antiphony" sembrano arrivare direttamente dai ricordi che c'erano rimasti di “Disaffected”: stessa enfasi, stessa atmosfera, stesse progressioni imprescindibili. Poi, però, tutto si ammoscia in un mare di ovvietà elettroniche finto-intellettuali ("Sing Something") pestate ad uso e consumo di tutte quelle radio con la parola “rock” nel nome, con l'apice della vergogna in "Higher Definition": tre interminabili minuti di sbrodolante rock desertico in stile (ultimi) The Doors che fanno vergognare di averne mezza discografia a casa.
Chi sa se il caro vecchio Glen se ne è accorto, tra un Ep, un singolo e un progetto parallelo, oppure è stato un semplice inevitabile fluire da “Artist' Rifles” in poi. Probabilmente no, altrimenti avrebbe depennato almeno una canzone ("The Way We Treat The Animals", bellissima nei suoi quasi sette minuti: pieni di austeri riferimenti ai The Banshees più criptici e ai Porcupine Tree più visionari) e avrebbe realizzato l'album dalla durata popolare per eccellenza. Quarantacinque minuti e tutti a fare altro. Non lo ha fatto e questo ci dà a intendere di quanto i Piano Magic amino ancora ragionare sui contrasti, tra suono rigoroso e quello fruibile, tra lirismo pop e spessore. Genio furfante o latente ingenuità, non sta a noi dirlo, “Life Has Not Finished With Me Yet” riveste del giusto smalto questo ennesimo affondo e ne nasce un disco senza difetti, nella misura in cui i suoi difetti per qualcuno potrebbero essere i suoi pregi più grandi.
(09/11/2012)