Temple Of Venus

Messiah Complex

2012 (autoprodotto)
synth-pop, alt-pop

Giunti al quarto disco, da un decennio buono fedeli alla linea dell'autoproduzione, i Temple Of Venus da Bologna fanno parte di quelle (tante) realtà italiane costrette a rimanere in un sostanziale oblio rispetto ai contemporanei d'Oltremanica o d'Oltreoceano, pur non avendo a costoro niente o quasi da invidiare.
Penalizzati forse anche da una presentazione decisamente fuorviante e un po' sopra le righe - “Electropop is back!” è il loro motto, nonostante il loro sound sia quasi del tutto distante dal danzereccio melodico a cui la definizione fa generalmente riferimento – arrivano con “Messiah Complex” alla quarta prova discografica.

Lanciato al meglio mediante lo sfruttamento dei social network e un'accattivante confezione in digipak – forte di un artwork dinamico ma altrettanto poco indicativo del prodotto musicale a cui fa da contorno – l'album interpreta i canoni del pop sintetico post-wave all'insegna dell'evo digitale, senza nascondere un evidente debito con il post-punk e un'attitudine alla pura nostalgia.
Un percorso che è sostanzialmente basico per gran parte delle band di stampo indie tanto osannate in Inghilterra e negli Usa, che l'act capeggiato da Piero Lonardo inquadra, soffermandosi su strutture minimali e ipnotiche, tanto da rendere difficile – a un primo ascolto – distinguere i brani fra di loro e apprezzare del tutto il lavoro.

Così in “Across The Stars”, “Anything Inside Me” e “Hey Stranger” sembra di sentir suonare i New Order più raffinati nel 2012, con la classica bass-line imperante e le melodie più volte al decadentismo che al romanticismo. “Hide And Seek” è un po' Ultravox ultima maniera e un po' Pet Shop Boys, mentre “Goodnight” si rifà in toto a questi ultimi aggiungendo il cuore pulsante di una drum-machine in grande spolvero.
Gli episodi più personali sono però senza dubbio quelli più svincolati da questo stile, come la sinistra “Sugar Sandman” (con di nuovo il basso in primo piano) e la claustrofobica “Metropolitan”. Ad estraniarsi dal resto del lavoro è il duetto conclusivo, formato dalls psico-dance della cavalcata “Love's A Thing You Can't Heal From” e dal salto nella pura trance di “Tonight Can't Be Done”, che tentano con successo di smentire quanto detto in precedenza, proponendo un electro-pop (qui la definizione è azzeccatissima) moderno e originale, con tutte le carte in regola per divenire, nelle mani di un buon remixer, una hit da discoteca.

Alla quarta prova in studio, i Temple Of Venus sembrano aver deciso di fare sul serio. “Messiah Complex” non è un disco che farà sussultare al primo ascolto, che stupirà o farà gridare al miracolo, bensì un buon prodotto che ama nascondere dietro suoni tutto sommato accessibili e “facili” la sua vera, raffinata natura.

24/09/2012

Tracklist

  1. Across The Stars
  2. Hide & Seek
  3. Goodnight
  4. Sugar Sandman
  5. Anything Inside Me
  6. Hey Stranger
  7. Mertopolitan
  8. Love's A Thing You Can't Heal From
  9. Tonight Can Be Done

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