Timba Harris

neXus I: Cascadia

2012 (Tzadik)
experimental, dark ambient

Prima prova solista per Timba Harris, un violinista che ha in mente molte cose oltre al suo archetto e uno dei componenti immancabili del collettivo Secret Chiefs 3 (che annovera tra le sue fila artisti del calibro di Trey Spruance e Trevor Dunn). "neXus I: Cascadia" è un'altra opera all'insegna del ritualismo, questa volta basato su una forma musicale al limite tra sacro ed esoterico. La struttura è dettagliata e i titoli dei vari movimenti suggeriscono con chiarezza una serie di processi evolutivi in divenire.

Inizialmente, "Cascadia" è il suono della roccia, di una natura primigenia ancora in fase di gestazione: una first utterance alla Meredith Monk viene ripetuta come un mantra, sullo sfondo un basso continuo che in breve tempo si tramuta in un solenne coro. Come se ci trovassimo in una antesignana cattedrale di pietra, lo sgretolìo va di pari passo con bordoni baritonali del XII secolo; nel secondo movimento appare anche un organo, e le voci vanno a sostituire le note alte delle canne. Gran parte dell'opera si basa proprio sulla commistione tra cori d'oltretomba e dark-ambient: in quest'atmosfera è facile che torni alla mente l'alba dell'uomo kubrickiana, complice anche la "Lux Aeterna" di Ligeti che ne ha forgiato il misterioso immaginario.
Con "Chrysalis" viene intrapreso un percorso concreto parallelo (se vogliamo più simile alla creazione descritta da Bernard Parmegiani), col quale Harris tenta di conciliare i suoni naturali e l'astrattismo dell'elettronica. Ancora diversa la contaminazione successiva, più simile alla performance di una band contemporanea: è un'embrionale sessione free-jazz, in cui numerosi echi di sassofoni si deformano e avviluppano, vivacemente inseguiti dal rullante della batteria.
I rigurgiti della terra e lo stridente violino di Harris - "spettrale" nell'accezione che gli darebbe Hugues Dufourt - introducono un dittico sulle stagioni, dove le prime tre vengono considerate quasi come una parentesi in confronto al rigore dell'inverno, il cui suono ricorda i fitti layers delle manipolazioni di Dirty Knobs.

"Mount Saint Helens" è l'ultimo affresco tripartito: profonde percussioni iniziatiche si contrappongono al feedback della chitarra hendrixiana di Milky Burgess, militante nei temibili Master Musicians Of Bukkake; la distorsione si sfilaccia e disperde nel movimento successivo, di nuovo annebbiato dalla più scura ambient elettronica. "Dead Zone", infine, è il lamento funebre della viola di Eyvind Kang - altra stella nel firmamento Tzadik, peraltro già attivo nei SC3 - di cui qualcuno ricorderà la straniante comparsata in "Monoliths And Dimensions" dei Sunn O))). È l'ultimo afflato prima della precisa chiusura del cerchio, con quello stesso coro iniziale che già prometteva un'opera importante.

Primitivismo tribale e descrizioni sonore complessivamente più tendenti all'astratto costituiscono efficacemente un'atmosfera dal fascino oscuro, ma senza divagazioni che ne edulcorino l'evocatività. Il processo descrittivo ha il pregio di non limitarsi a una semplice sequenza di suggestioni autonome: al contrario, le diverse "materie" riescono a dare organicità e nitidezza al concept artistico; un lavoro di amalgama non facile, se si tiene conto che lo sviluppo dell'opera è basato su precedenti improvvisazioni dei singoli musicisti, i quali hanno contribuito in egual misura alla forma finale. Solo un artista con tanta esperienza alle spalle poteva partorire un esordio solista di questo spessore. C'è da sperare che gli eventuali prossimi capitoli di "neXus" si spingano ancor più oltre.

25/07/2012

Tracklist

  1. Flora / Fauna I: Totus / Monarch I: The Egg
  2. Monarch II: Larva
  3. Monarch III: Chrysalis
  4. Monarch IV: Imago
  5. Black Bear I: Spring Summer Autumn
  6. Black Bear II: Winter
  7. Mount Saint Helens I: Resurgere (March 1-May 17, 1980)
  8. Mount Saint Helens II: Nuée Ardente (May 18, 1980)
  9. Mount Saint Helens III: Dead Zone (May 19, 1980)
  10. Flora / Fauna II: Renatus

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