"Il punto non è che sia di per sé interessante cantare del mondano, piuttosto che del magico, ma che troviamo il mondano magico: il quotidiano mi sorprende".
(David Tattersall)
Se c'è ancora bisogno di un disco degli
Wave Pictures - il quindicesimo, il ventesimo, chi lo sa - è proprio per questo. Pochi impavidi ancora resistono alle lusinghe del facile successo, quello delle emozioni primaverili e bucoliche, del vuoto impressionismo sentimentale, degli arrangiamenti barocchi e delle esecuzioni elementari che segnano tante nuove band britanniche. Pochi sanno ancora esprimersi con una musica che sa di moquette imbrattata di unto e birra, di pomeriggi di ozio adolescenziale nei sobborghi dell'Inghilterra post-industriale.
Oltre agli Wave Pictures
Darren Hayman, gli
Indelicates: questi sono gli artisti che possono dirsi veri interpreti di questo filone prettamente britannico del pop e del rock - sgangherato e sfrontato, ma solo in apparenza; tremendamente sarcastico ma inesorabilmente vivace.
Tra colorati motivetti alla
Coral (la
title track, che ospita uno degli assoli
Knopfler-iani - vecchia conoscenza per il gruppo - di
Tattersall, insieme a "Stay Here & Take Care Of The Chickens", e "Spaghetti", con il basso di Franic Rozicky come sempre in grande spolvero) e karaoke ubriachi e
Dylan-iani come "Hoops", "Long Black Cars" ha il solo difetto di essere fieramente fuori moda, di negare all'ascoltatore brani di riferimento.
Eppure il piacere narrativo della "mondanità", nelle canzoni degli Wave Pictures, è davvero raro: in "Cut Them Down In The Passes" la sconfitta viene elaborata in un liberatorio canto mattiniero di fronte allo specchio. Ed è sempre vivo lo sguardo della band, anche in un'invettiva blues scatenata come "Eskimo Kiss".
In un mondo dove troppo spesso accade che l'arte "che conta" sia drammatica - ma solo perché viene più facile - il valore di un artista come Tattersall e di una band come gli Wave Pictures non può che essere inestimabile.
20/06/2012