Nuovi orizzonti per la stellina inglese, giunta al terzo disco e giustamente agli sgoccioli con la sua chitarra acustica, spesso abbandonata in un angolo in questo “The Still Life”.
Con una carriera quasi stesa davanti, morbida e calda come un tappeto, poteva toccare solo a sé stessa sparigliare un po’ il gioco, e Alessi ci riesce, tutto sommato, pur senza intaccare la caratteristica levità della sua musica.
Si manifestano così le parvenze trip-hop di “The Rain”, mentre lo stornello di “Veins Are Blue” si dilava con sensualità innocente su note echeggianti di slide; veli e riverberi rivestono di muti splendori la favola Baird-iana di “Sans Balanse”, sovvertendo il rischio di calligrafia chansonnesca.
Obliquità cameristiche da Wilkommen Collective sottolineano l’identità del progetto laddove la composizione latita (“Those Waves”), e il discorso si fa, per fortuna, all’occasione più leggero e cabarettistico (“Money”), facendo dimenticare orrori di electro-pop post-Bjork come “Afraid Of Everyone”.
Un disco di folk-pop al femminile senza grandi pretese cantautorali, se non quelle di rappresentare un prodotto di consumo di qualità, non lontanissimo in fondo da First Aid Kit e Laura Marling, per fortuna con la giusta dose di luci e ombre, e di generale understatement (numerosi i brani addirittura sotto i due minuti di durata) ma senza canzoni di grande rilievo. E anche qui la sensazione di un lavoro “impalcato” è netta.
12/04/2013