British Sea Power

Machineries Of Joy

2013 (Rough Trade)
alt-rock, alt-pop

Ormai non ha più senso aspettarsi dalla band di Brighton lavori a loro modo  sensazionali come "The Decline Of" del 2003 oppure "Open Season" del 2005, che mescolavano il post-punk revival all'indie-rock e condivano il tutto con tonnellate di alternative-pop con un'attitudine intellettuale da avanguardia 90's newyorkese. E nemmeno l'arrivismo di "Do You Like Rock Music?" del 2008, dove aprivano al sound di Arcade Fire ed Electric Soft Parade - ottenendo così una candidatura al Mercury Prize ma anche i primi nasi storti in sede di recensione. Questo nuovo "Machineries Of Joy" fotografa una band matura e serena. Anche troppo, serena. L'appeal e la creatività di un tempo hanno lasciato spazio a un'attenzione diversa alla musica.

Il sesto lavoro in dieci anni dei British Sea Power comincia con il passo trionfale della traccia che dà il titolo all'intero lavoro e trova nella solennità di una propria identificazione personale, creata ormai dalle solite chitarre stratificate e dalle solite liriche sofferenti e cariche di pathos, il tratto comune di quasi tutti i brani. Qualcosa di simile a quanto proposto dai Sigur Ròs in "Með Suð Í Eyrum Við Spilum Endalaust", per intenderci, che già non regalava meravigliose impennate emotive. Qualcosa con un gusto però più britannico negli arrangiamenti e nelle soluzioni, che guardano sovente al pop radiofonico grazie a una durata media oramai distante anni luce dagli otto minuti di "We Close Our Eyes" o "True Adventures" - anche lo stesso singolo è stato tagliato in una versione radio edit.

Anche nei quasi sei minuti ricchi di cambi di "What You Need The Most", ma anche nella stessa "Machineries Of Joy", l'idea complessiva è di un totale e permissivo ammiccamento all'uditorio mainstrindie, mentre i soliti rimandi alla letteratura di Ray Bradbury ormai non fanno più notizia, facendo parte da tempo del marchio di fabbrica della band.
Il vero problema del disco è proprio questo ricorrente ed eccessivo ricorso a sonorità e idee che sanno fin troppo di déjà-vu ("A Light Above Descending" è imbarazzante) per passare incolumi a un ascolto che sia critico, e che finiscono per sommergere quasi tutti gli spunti degni di considerazione. Come accade, ad esempio, nell'inconcludente "What You Need The Most", che crea un senso di fiacca che nuoce alla successiva "Monsters Of Sunderland", che potrebbe essere pure simpatica se non dovesse risalire l'intera china creata precedentemente. E comunque sarebbe troppo poco per fare la differenza.

03/04/2013

Tracklist

  1. Machineries Of Joy
  2. K Hole
  3. Hail Holy Queen
  4. Loving Animals
  5. What You Need The Most
  6. Monsters Of Sunderland
  7. Spring Has Sprung
  8. Radio Goddard
  9. A Light Above Descending
  10. When A Warm Wind Blows Through The Grass

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