Messa temporaneamente da parte l’esperienza Neva Dinova, band di Omaha della quale Jake Bellows è voce e chitarra con Heath Koontz al basso, Mike Kratky e Tim Haes alla chitarra e Roger Lewis alla batteria, il cantautore del Nebraska azzarda il cammino solista, tentando di canalizzare tutte le sue pulsioni in musica senza le reti e i catenacci che ineluttabilmente concede, insieme agli ovvi giovamenti compositivi, la vita all’interno di una compagine con più teste a offrire le proprie ispirazioni e a incasinare quelle di chi, magari, è certo di averle ben chiare.
Dopo svariati album a nome Neva Dinova, dall’omonimo del 2002 fino a “You May Already Be Dreaming”, vede la luce l’opera prima di chi è stato l’anima della band a stelle e strisce; nel disco “New Ocean” l’artista riesce a spargere non solo tutta l’esperienza e la determinazione assimilata con il lavoro di gruppo, ma anche preziosi accorgimenti stilistici che certamente deve aver estratto dalla collaborazione (vedi ad esempio l’Ep del 2004 “One Jug Of Wine, Two Vessels”) con l’altro genio di Omaha, Conor Oberst, ovvero Bright Eyes.
Da inizio secolo in avanti la cittadina americana ne ha tirati fuori diversi di cantautori con tante cose da comunicare e da strimpellare, dal già citato Oberst fino a Tim Kasher e allo stesso Jake Bellows, eppure non è mai riuscita a dare il giusto risalto a una band, come appunto i Neva Dinova, che osava unire le attitudini empatiche del cantautorato con la spinta e la potenza rigogliosa del rock alternativo e underground.
Questa difficoltà da parte del pubblico ad accogliere la proposta della band deve essere stato uno dei motivi che hanno portato Jake Bellows a rincorrere il tragitto opposto: approfittare delle vie spianate che la scena locale offre al genere cantautorale per suggerire un sound maggiormente poliedrico, versatile, più frizzante, fresco, sbarazzino e, se vogliamo, meno introspettivo, malinconico e disilluso.
Il suo songwriting si consuma in un altalenarsi, a tratti allettante altre volte meno, tra rock alternativo, quasi ballabile e comunque dinamico e brioso, esplosivo in alcuni punti (“Frequency”, “All Right Now”, “Running From Your Love”) e che non disturberebbe certo un pubblico che parli la stessa lingua, ma viva di Porridge, Fish’n Chips, Alex Turner e fratelli Gallagher (comunque riconoscibilissima la natura Usa dei brani) e un pop più spoglio, convenzionale, dalla musicalità meccanica, martellante e dalle ritmiche ridotte al minimo sindacale (“New Ocean”, Teo Weeks”, “I Can’t Wait”, “Should You Ever Change Your Mind”), tutto al servizio della voce e delle parole del primo attore assoluto dell’opera.
Ovviamente non possono essere assenti le struggenti ballate e i lenti strappalacrime in chiara salsa western, tutto folk, country e atmosfera (“You And Me”, “Help”) anche se, talvolta, proprio i lenti custodiscono una malinconica ironia, come nel brano “Drinking With Dad” (ma anche “I Know You”) che sembra costruito come perfetta colonna sonora per il primo bacio al ballo di fine anno, in una Omaha anni Sessanta, ma che in realtà racchiude una sfuriata chitarristica e qualche trivialità sonica irriverente. Questo dualismo sintetizza lo spirito di tutta l’opera e la differenzia da quelle degli illustri colleghi concittadini. Mai umore nero o malumore prendono il sopravvento e tutto l’album s’incornicia in un’aria di spensieratezza che, ad esempio, ha contraddistinto e fatto la fortuna della band britannica The Wave Pictures, capace di miscelare efficacemente folk e cantautorato con allegria e leggerezza.
Jake Bellows vuole raccontare la sua nostalgia attraverso una musica diretta, senza contornarsi di una strumentazione eccessiva. Punta alla naturalità, con ballate semiacustiche e intromissioni in punta di piedi negli ambienti del rock, del pop, del folk, del country o della bossa nova; favoleggia senza lacrime, ostentandosi in tutta la sua sagacia espressiva ma anche nella sua energia. Alla fine non sempre riesce a stregare e meravigliare, finendo per smarrirsi frequentemente in una visione confusionaria delle composizioni, che rende complicata una totale perdita della coscienza e dei sensi nella fluidità della musica, ma indiscutibilmente Jake Bellows ha tutte le carte in regola per essere ben più che il semplice cantante di una semi-sconosciuta band di Omaha chiamata Neva Dinova.
01/10/2013