Nella pletora di gruppi indipendenti nostrani, i milanesi Dilaila sono sempre riusciti a ricavarsi un posticino proprio, mantenendo nel corso degli ultimi due lustri un’identità ben distinta, marcata a fuoco dai bollenti spiriti della vocalist Paola “Dilaila” Colombo, così come da testi sinceri e diretti, il più delle volte legati al vivere di ogni giorno; il tutto dipinto da melodie ora cariche di pathos, ora leggiadre e sbarazzine, tra dolci richiami retrò e atmosfere rock dalle tinte noir.
“Tutorial” è il quarto disco prodotto in undici anni di onorata carriera e segue l’ottimo “Ellepì” del 2010, riconsegnandoci fin da subito un quartetto in splendida forma. A impreziosire ciascuna delle nove canzoni in esso contenute è ancora una volta la straordinaria capacità del gruppo di saper rincorrere a meraviglia le intense esecuzioni vocali della Colombo, mai come stavolta perfettamente a suo agio nelle vesti della chanteuse matura, atta a far “quadrare” i conti della propria quotidianità, tra mostri sotto il letto da combattere e bollette da pagare, baci all’Expo e scomode verità (di coppia) "scritte sul Fluimucil", lasciato magari sotto ai cd.
La necessità di reinventarsi continuamente e di rinascere (“Storia di una scema che diventò farfalla”), correlata alla vitale capacità di non prendersi mai troppo sul serio, cercando al contempo di fotografare comunque la realtà delle cose, è il trait d'union dell’opera.
La musica attraversa i caroselli e le vecchie radio italiane in un excursus degno dei migliori singoli di un tempo, mentre le parole restano in qualche maniera sempre ben agganciate alla gravosa crisi odierna. Ed è proprio questo straripante cocktail a rendere per certi versi “unica” la ricetta dei Dilaila. Si prendano ad esempio “A caso (Sto pensando a lui)” e “L’amore in fuga”: la prima, con il suo incedere malinconico e supremo, avrebbe fatto gola ai migliori produttori musicali dei Settanta; la seconda, invece, è un desolato affresco sulle penose e ingiuste condizioni nelle quali versano le giovani e brillanti menti italiane (“Sì, le uova friggono, mentre i cuori scuociono, ma i cervelli fuggono da qui”).
Allo stesso tempo, potremmo andare avanti citando Mina, Nada, Mia Martini, Patty Pravo, i Matia Bazar, finanche i Beatles (“I mostri sotto il letto”) senza tuttavia entrare a fondo nell’animo del disco e della band milanese. Sarebbe come eseguire un esercizio alle parallele con la superficialità del caso e con ben poca convinzione. In tal senso, a differenza di tanti altri recenti lavori italiani con più di uno sguardo rivolto alla tradizione e a un certo passato, con “Tutorial” è quantomeno doveroso sottolineare l'ininfluenza e la vacuità del rimando di turno, poiché è ben altro a suscitare emozioni. A prendere il sopravvento sono tre eccellenti musicisti, una voce semplicemente unica nello sterminato universo indipendente tricolore, ma soprattutto canzoni perfette nella loro cruda e intensa spontaneità, la cui sola “colpa” è quella di ritrovarsi a tratti spaesate in un mondo sempre più sordo e imperfetto.
(20/05/2014)