Il nuovo viaggio di Zuffanti si snoda attraverso sette lunghi brani (solamente uno resta sotto i cinque minuti) per quasi un'ora di musica ispirata dal libro di racconti “Lo specchio nello specchio” di Michael Ende. Dal punto di vista musicale, invece, l'approccio del compositore ligure è decisamente estroverso: accompagnato da un piccolo esercito di validi strumentisti, Zuffanti devia il prog-rock verso accenti jazz, psichedelici, folk, heavy.
La rapsodia “Non Posso Parlare Più Forte” è in tal senso esplicativa: ritmi sincopati e doppia cassa, il flauto di Gian Marco Pietrasanta a dare il là alla cavalcata epica che si spegne nelle liquide contemplazioni ispirate (ancora una volta) dal maestro catanese, infine il lungo assolo di chitarra elettrica a lanciare il crescendo jazz-rock che chiude il brano.
Più lineare, ma ugualmente sofisticato, è il percorso di “La Certezza Impossibile”, che nasce in chiave acustica e aumenta il pathos con il passare dei minuti, tra reminiscenze di Carlos Santana e un evidente omaggio ai Pink Floyd nel lungo assolo finale. “L'Interno di un Volto” torna a bazzicare atmosfere epiche, “La Quarta Vittima” si incanala in un trip tanto caleidoscopico quanto astratto, una sorta di jam fusion che all'improvviso trova la strada e pigia sull'acceleratore.
Anche in “Sotto un Cielo Nero” si continua ad ammiccare al jazz, ma con un registro tutto nuovo: se pianoforte e violino aprono e chiudono il brano all'insegna di una melanconia vagamente psichedelica, il nucleo centrale appare caotico e spettrale, a tratti barocco. “Il Circo Brucia” intraprende la strada del funk, “Una Sera d'Inverno” è un atto finale aggraziato e minimale, la necessaria quiete dopo la lunga e perigliosa traversata nel mare magnum sonoro di Fabio Zuffanti.
(08/01/2014)