A tre anni di distanza dalle personali riletture dei classici di Franco Battiato de “La Foce del Ladrone”, il genovese Fabio Zuffanti taglia il traguardo dei vent'anni di carriera con “La Quarta Vittima”, quinto album autografo di un artista che ha legato il suo nome anche a numerose formazioni italiane (Finisterre, La Maschera di Cera, Höstsonaten, Rohmer, laZona, Aries, Quadraphonic e R.u.g.h.e), esplorando ogni volta nuovi generi e temi.
Il nuovo viaggio di Zuffanti si snoda attraverso sette lunghi brani (solamente uno resta sotto i cinque minuti) per quasi un'ora di musica ispirata dal libro di racconti “Lo specchio nello specchio” di Michael Ende. Dal punto di vista musicale, invece, l'approccio del compositore ligure è decisamente estroverso: accompagnato da un piccolo esercito di validi strumentisti, Zuffanti devia il prog-rock verso accenti jazz, psichedelici, folk, heavy.
La rapsodia “Non Posso Parlare Più Forte” è in tal senso esplicativa: ritmi sincopati e doppia cassa, il flauto di Gian Marco Pietrasanta a dare il là alla cavalcata epica che si spegne nelle liquide contemplazioni ispirate (ancora una volta) dal maestro catanese, infine il lungo assolo di chitarra elettrica a lanciare il crescendo jazz-rock che chiude il brano.
Più lineare, ma ugualmente sofisticato, è il percorso di “La Certezza Impossibile”, che nasce in chiave acustica e aumenta il pathos con il passare dei minuti, tra reminiscenze di Carlos Santana e un evidente omaggio ai Pink Floyd nel lungo assolo finale. “L'Interno di un Volto” torna a bazzicare atmosfere epiche, “La Quarta Vittima” si incanala in un trip tanto caleidoscopico quanto astratto, una sorta di jam fusion che all'improvviso trova la strada e pigia sull'acceleratore.
Anche in “Sotto un Cielo Nero” si continua ad ammiccare al jazz, ma con un registro tutto nuovo: se pianoforte e violino aprono e chiudono il brano all'insegna di una melanconia vagamente psichedelica, il nucleo centrale appare caotico e spettrale, a tratti barocco. “Il Circo Brucia” intraprende la strada del funk, “Una Sera d'Inverno” è un atto finale aggraziato e minimale, la necessaria quiete dopo la lunga e perigliosa traversata nel mare magnum sonoro di Fabio Zuffanti.
08/01/2014