Onde eteree nel cuore di Londra. I Virginia Wing sono un trio (Sam Pillay, Sebastian Truskolaski e Alice Merida Richards) dall’aspetto assai dimesso, che non fa dell’appeal
glamourous il suo punto di forza: tipi che, quanto a stile di trasandatezza, non ti aspetteresti certo di incrociare nel bel mezzo della
city, ma semmai nelle sterminate lande nordamericane oppure, per restare nel vecchio continente, nella Glasgow dei
Mogwai e dei
Belle And Sebastian di fine anni Novanta.
Anche il percorso artistico, fino ad oggi, può definirsi del tutto sottotraccia: tutti e tre provengono da altre esperienze, sulle quali spicca per popolarità (si fa per dire) quella di Sam coi
Let's Wrestle, una delle tante propaggini indie-pop di prezzemolo
Steve Albini in Gran Bretagna. Di sicuro non terribili, ma altrettanto dimenticabili. Insomma, a guardare le immagini e il pedigree, nulla per cui balzare sulla sedia.
E però, dopo un sette pollici (ebbene sì, un 45 giri) e un Ep targati 2013, in cui già si delineavano coordinate piuttosto distanti dalle rispettive fonti, ecco che arriva il colpo a sorpresa del terzetto, con questo
debut-album elettronico, dalle atmosfere oniriche ma non astratte, in cui il pop psichedelico è la pietanza di base, ma non il solo ingrediente che guarnisce un piatto assemblato con tutti i crismi della buona cucina. D'accordo, fra le note di “Measures Of Joy” non è difficile ritrovare, al primo ascolto, dei rimandi agli
Stereolab e ai primi
Broadcast (vuoi per il registro vocale della brava Alice, vuoi per la comune matrice psichedelica), ma se dei primi è del tutto assente la declinazione
lounge, dei secondi manca l'essenzialità degli arrangiamenti, che qui invece sono stratificati e compositi.
C'è di più e dell'altro, quindi, e anzi ad accendere l'interesse sono proprio i tanti intrecci che ci conducono verso atmosfere che poco hanno a che vedere con l'involucro, e che appaiono cangianti fra le tessiture di canzoni dagli sviluppi anche coraggiosi, che mai smarriscono il loro filo conduttore, soprattutto quando se ne può avvertire il sentore.
E' tutto un rimescolare di carte, a cominciare dall'iniziale, austera, “The Body Is A Clear Place”, che esordisce con un'indolente e swingata marzialità che dapprima trasfigura in una melodia più ampia, poi si ferma a sussurrare, e infine si fa fagocitare da percussioni mututate dai
Can, salvo poi riprendere il tema principale come se niente fosse.
Se “Estuary” sembra una
session dei
Pink Floyd intenti ad assemblare nel 2014 dei
lost tapes di “
The Dark Side Of The Moon” con
Lætitia Sadier in veste di
special guest, le percussioni
kraute tornano ad accompagnare il fresco e nostalgico singolo “World Contact”, in gradazioni che in parte interessarono le americane
Telepathe di qualche stagione fa: qualcuno ricorda il bello ma inosservato tribalismo pop di “Dance Mother”? In ogni caso, di tratta di una delle tracce da
heavy rotation dell'anno, per quanto ci riguarda.
Ma proprio quando le cose sembrano prendere una piega più accondiscendente, ecco che arriva l'intermezzo
avant “In The Mirror It's Sunday” a introdurre “A Complex Outline”: sembra non essere cambiato nulla nello stile, eppure è cambiato tutto, con le luci che si spengono, disegnando sul muro la sagoma trasfigurata di
Nico, o almeno così sembra, come in ogni penombra che rispetti.
Ed è così che, senza accorgerci, ci ritroviamo in un altro disco, nel quale l'ethereal wave e il dream-pop prendono la scena. L'ipnotica “Meshes” rievoca minacciosa i nostri
Chrisma di “
Chinese Restaurant”, e “Juniper” si adagia sulle onde sonore dei
Cocteau Twins. Ma è anche questa una parentesi perché, pur inframmezzate dallo stralcio “concrète” di “An Arabesque”, “Read The Rules”, “Marnie” e “First And Fourth” planano di nuovo leggiadre sullo psych-pop che ci aveva accolto, lasciando ai lisergici mormorii ambient di “Gold Thread” il compito di condurci in fondo.
Se cercate dischi che si fanno scoprire poco a poco, regalando a ogni ascolto nuove e inaspettate delizie, lasciate da parte fretta e pigrizia, e mettevi nelle orecchie “Measures Of Joy”: il cuore e la testa vi ringrazieranno.
01/10/2014