A tre anni dalla svolta folkeggiante, la formazione livornese torna con un capitolo che è un po’ il seguito e un po’ l’opposto di quanto fatto con il precedente “Pacifico”. Se da un lato la band non si allontana troppo dal filone intrapreso, proponendo sonorità che strizzano l’occhio all’uscita del 2012, dall’altro le melodie sono sviluppate in maniera vistosamente diversa. Anche la forma dell’album è molto differente: se “Pacifico” era un vero e proprio oceano di canzoni, dove si incontravano sonorità, generi e stili diversi, questo “Believe Nothing” è al contrario più compatto: gli appena ventitré minuti delle sei tracce sviluppano un’idea omogenea lungo tutto il disco, lasciando poco spazio a divagazioni dal suono predominante.
La caratteristica più sorprendente di questo disco è la capacità di riuscire a essere contemporaneamente un album introspettivo, umano, così come un lavoro che trova un ampio coinvolgimento con l’ascoltatore. La sua è un’intimità che non viene chiusa verso se stessi ma al contrario si espande fino a ricoprire ogni angolo raggiungibile. Un esempio perfetto di questo concetto è “Below As Above”, che potrebbe tranquillamente essere adatta sia a un ascolto in solitaria che a intercettare il pieno entusiasmo del pubblico in un concerto di grandi dimensioni. Una bivalenza che non sfugge mai in “Believe Nothing”.
Canzoni eteree e graffianti guidate da arrangiamenti e da un lavoro di scrittura di primo livello. Potrebbero esserci chilometri di distanza tra “Inner Animal”, le cui influenze caraibiche sembrano suonate dagli Architecture in Helsinki di “In Case We Die”, e “Yoniso”, che invece prende a piene mani il sound dei gruppi pop nati a cavallo tra gli anni 70 e 80, come anche dal momento di sospensione creato da “Dream Of Love In Earth”. Invece è tutto costruito così che vi sia una certa continuità che amalgami le anime della band. Questo fa sì che le musiche prodotte siano coerenti lungo l’album, contribuendo alla creazione di un’atmosfera familiare in cui lasciarsi trasportare. Le sporadiche variazioni presenti sono limitate a singole parti di alcuni brani, per esempio nell’intro di “From Where Winds Hail”, traccia che esprime al meglio tutto quello che questo gruppo sa dare.
“Believe Nothing” è un disco etnico e folk, ma a suo modo. I Bad Love Experience cercano di esprimere l’etnicità non in maniera diretta, ma in una forma più personale e visionaria, non preoccupandosi di avvolgere il suono in una patina pesante di pop.
L’album esprime un bisogno di espiazione, è un guardarsi dentro lo spirito di fronte allo specchio. Sono tanti, infatti, i momenti in cui la band sembra volersi purificare con motivetti quasi urlati, soffocati solo dal mixing. E durante la riproduzione tanta è anche la voglia di cantare ed espiare insieme a loro.
16/05/2015