Un insetto incastrato in una zanzariera. Questa è l'immagine disegnata da Alex G con la prima vera traccia di "Beach Music", un disco che è paragonabile a una foto fuori fuoco; chi la osserva può soltanto immaginare i contorni precisi, i dettagli, perché questi ultimi - che spingono sempre lontano dal mistero e quindi dalla realtà, che del mistero fa il suo elemento fondamentale - non sono dati.
Da qualche parte si cela il significato di ciò che Alex Giannascoli (scuola 1993, Pennsylvania) comunica attraverso i testi, ma gli elementi che vengono forniti non permettono di rintracciarlo, se non in qualche sporadica e occasionale indicazione lungo un sentiero che, peraltro, non sembra portare a una spiaggia (il che non dispiega neanche le ragioni del titolo dato all'album). Probabilmente queste ragioni sono rinvenibili nella contiguità al periodo adolescenziale di certe immagini e di certe sensazioni riprodotte da Giannascoli, contiguità riscontrabile, in particolar modo, in “Brite Boy”, melanconica rievocazione di questa fase esistenziale e dei suoi effimeri rapporti; quelli che durano il tempo di un afflato, come la vita di certi insetti, appunto, o, più semplicemente, come una canzone di due minuti e trenta.
L'elettronica è un accolito ai servigi di voce, chitarra acustica, basso (imbracciato da Jacob Portrait degli Unknown Mortal Orchestra) e batteria, con questa che pencola sovente tra ritmi jazz, soprattutto in “In Love”, ovvero a dirsi il punto più alto di "Beach Music", nonché un brano in tempo grave che sembra omaggiare il solenne “Familiars” degli ultimi Antlers.
In un lavoro miniaturizzato (con molte canzoni che non raggiungono i tre minuti) si estrinseca a intermittenza l'abilità di Alex-G di creare melodie orecchiabili, per lo più immerse in un'atmosfera lisergica e che, a volte, abbisognano di viatici per passare da un discorso all'altro, come le strumentali “Intro”, “Walk” o “Station” (quest'ultima che ricorda alcuni acquarelli confusionari dei Joan Of Arc).
L'album può rievocare Elliott Smith e certi Modest Mouse, ma di fatto si accoda a quei lavori etichettati come bedroom pop, ispirandosi per le lyrics, come dichiarato dall'artista stesso, al James Joyce di "A Portrait of the Artist as a Young Man".
"Beach Music" non è un miracolo, ma riesce a creare un microcosmo e a non disperdere la propria energia, passando per episodi più immediati, come “Salt” - con un incipit che potrebbe trovare cittadinanza in un impasto chillwave di Washed Out, almeno fino all'ingresso della solita oscillante chitarra - e per altri meno intuitivi, come “Ready” - ballata in 3/4 che scivola su un tappeto di organo - o “Look Out”, il passaggio più onirico e impalpabile dell'album, fatto della stessa materia che si trova nell'interstizio tra il sonno e la veglia.
26/03/2016