Daniele Celona

Amantide Atlantide

2015 (NøeveRecords-Sony Music)
rock

Non è facile oggigiorno farsi portatori credibili di una proposta musicale che sia semplicemente descrivibile con la parola “rock” senza che essa risulti come un qualcosa di già sentito e suoni fuori dal tempo. Puntare forte su impatto sonoro, espressività vocale, nitidezza delle melodie e testi dai toni forti, senza compromessi, è una cosa che è stata fatta ormai così tante volte che viene difficile immaginarsi ancora qualcuno che possa riprovarci avendo davvero qualcosa di proprio da dire.
Eppure il torinese Daniele Celona non fa altro che questo e, lo diciamo subito, qualcosa da dire ce l’ha eccome. Celona suona credibile, interessante, anche coinvolgente, intanto perché gli elementi di cui sopra li declina con gusto e con una naturalezza che non può lasciare indifferenti, poi perché il lavoro sugli stessi dà sì una sensazione di totale spontaneità, ma allo stesso tempo è talmente curato da far sì che il risultato si distingua dall’enorme mole di dischi e canzoni della stessa tipologia che chiunque di noi ha ascoltato nella propria vita.

Già il debutto “Fiori e Demoni”, del 2012, si lasciava decisamente ascoltare, ma qui l’autore fa un passo in avanti proprio in termini di approfondimento della ricerca musicale e lirica e, conseguentemente, di personalità. Lo spettro di soluzioni relative alla composizione dei brani e al tessuto sonoro, infatti, è davvero ampio. Celona, e con lui i Nadàr Solo che hanno suonato assieme all’autore tutte le canzoni del disco, con la partecipazione di Levante nella conclusiva “Atlantide”, riesce in quello che è l’unico intento possibile affinché un disco del genere possa meritare considerazione: rendere le canzoni sia facili da ascoltare e cantare per chi ama approcciarsi alla musica senza troppi pensieri, sia capaci di mostrare un valore aggiunto, soddisfacendo chi cerca proprio questo per non buttare via un disco dopo uno o due ascolti. Così, anche una frase lineare come “nessuno vince sempre, nessuno perde sempre”, urlata con convinzione in “La Colpa”, non suona banale, proprio perché inserita in un contesto che banale non è da nessun punto di vista, e ottiene quindi l’effetto di creare empatia con chi ascolta.

Il suono è basato quasi esclusivamente su chitarre, basso e batteria, però non è mai uguale a se stesso, con i giri dei singoli strumenti che cambiano spesso anche all’interno della stessa canzone; il songwriting non si limita mai a una stretta aderenza alla forma-canzone tradizionale, ma si sviluppa sempre su un più ampio respiro, tenendo anche conto degli spazi da lasciare agli stacchi strumentali funzionali a valorizzare il dinamismo e a amplificare l’impatto emozionale; la voce, se vogliamo, è l’elemento che si mantiene più uniforme nel corso del disco, ma sa anche utilizzare una minima varietà di registro sempre in modo appropriato; i testi non hanno un linguaggio particolarmente ambizioso, ma hanno sempre le espressioni giuste per colpire dritti al punto senza quasi mai scadere in luoghi comuni. Il quasi è riferito a un paio di brani, ovvero “Sotto La Collina” e “Politique”, che trattano invece la tematica scelta in modo un po’ troppo semplicistico.

A fronte di questi due piccoli passaggi a vuoto, il disco è pieno di momenti capaci di far immergere totalmente l’ascoltatore in ciò che esce dalle casse. “Amantide” mostra impietosamente cosa proviamo quando vediamo una donna di cui eravamo innamorati anche per la sua spiccata personalità cambiare e uniformarsi alle fredde regole della società attuale; “Precarion” rappresenta benissimo il misto di ansia e frenesia di chi non ha un posto di lavoro fisso e trasferisce anche nel resto della propria vita la costrizione di dover pensare solo alla sopravvivenza del momento senza poter guardare più in là; “Johannes” è una tremenda botta di realismo per chi ha la presunzione di sopravvivere senza pensare alle problematiche concrete che la vita pone di fronte a chiunque; “Atlantide” ci fa rivivere il misto di smarrimento e di voglia di rialzarsi generato dalla fine di un’importante storia d’amore. Giova ribadirlo, questi risultati non vengono ottenuti solo grazie ai testi, ma all’interazione complessiva di essi con i suoni, le melodie e la parte vocale (sotto quest’ultimo aspetto, il citato duetto con Levante è particolarmente valido).

Questo disco dimostra che è ancora possibile fare rock semplicemente convogliando nel modo giusto genuinità e talento. Non è poi così difficile, basta averli e saperli usare bene; Daniele Celona, per fortuna di noi che ascoltiamo, risponde bene a entrambi i requisiti.

31/03/2015

Tracklist

  1. Amantide
  2. La Colpa
  3. Precarion
  4. Sud Ovest
  5. Vampiri su Colli di Vetro
  6. Johannes
  7. Sotto la Collina
  8. V per Settembre
  9. Politique
  10. L’oro del Mattino
  11. Atlantide

 

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