Keith Richards

Crosseyed Heart

2015 (Virgin)
blues-rock

A distanza di ventitré anni dall’anonimo “Main Offender”, Keith Richards torna a riempire gli scaffali di dischi col suo terzo album solista in cinquant’anni di onorata carriera. Libero dal peso talvolta gravoso degli Stones e dall’egocentrismo dell’amico Mick Jagger, condensa in poco meno di un’ora di musica, e con invidiabile naturalezza, tutto ciò che più gli piace e lo fa divertire. Col suo personale tocco e la sua discendenza blues, in poche note e nello spazio di un riff, Richards ha saputo elevare ad arte il pregio di essere, ancor più che un eccellente chitarrista, un avido ascoltatore e cultore di buona musica.
Tutto ciò è ben ravvisabile in "Crosseyed Heart", un lavoro che è summa del suo gusto e del suo modo d’intendere la musica. Ad accompagnarlo nel percorso gli X-Pensive Winos, band assemblata già per i precedenti, e certamente meno a fuoco, album da solista. Lo stakanovista Steve Jordan alla batteria (anche co-autore di molti dei brani presenti), Waddy Watchel alla chitarra, Ivan Neville alle tastiere e Bobby Keys al sassofono. Una backing band che è una garanzia, formata da musicisti abili nello svolgere al meglio il proprio compito e lasciare libera di muoversi a piacimento la chitarra del protagonista.

Lungo lo scorrere dei quindici episodi che compongono l’album, i rimandi ai generi che hanno influenzato il Nostro si susseguono risultando nel complesso magnificamente assemblati. L’amalgama che tiene unite canzoni apparentemente lontane tra loro è lo spirito blues che marca ogni angolo, anche il più remoto. Si va dallo scarno country acustico della traccia d’apertura al folk tipicamente americano del classico “Goodnight Irene”, passando per il rock sangue e viscere di “Trouble” e “Nothing On Me” (impreziositi da riff tanto efficaci che non sfigurerebbero in “Some Girls”), ma la distanza percepita dall'ascoltatore è breve, e priva di ostacoli.

Sorprende la performance canora di Richards, che non ha il piglio del cantato di Jagger ma che trasuda sincerità anche quando omaggia un movimento a lui tanto caro quanto distante, il reggae (“Love Overdue”, cover del brano di Gregory Isaacs); o quando si concede il piacere di duettare con l’angelica voce di Norah Jones in “Illusion”, dando vita a una collaborazione riuscita, raffinata, consona a entrambi gli interpreti. Il blues è cosa semplice, e questo Keef lo sa bene: talvolta perciò può bastare il tocco dolce di una slide guitar nel ritornello, per rendere una ballata elegante e disperata come “Robber Blind” un gioiello. Può bastare sorseggiare del whisky invecchiato, masticare un sigaro e lasciar partire “Amnesia” o “Blues In The Morning” per fantasticare di bar fumosi della provincia americana alla ricerca del ricordo di Muddy Waters e B.B. King.
Sta tutto nell’atteggiamento, più che negli arrangiamenti (peraltro pregevoli); è uno stile, volutamente imperfetto e stonato. Beninteso, l’ascoltatore non si troverà dinnanzi a un album grandioso nell’accezione più classica del termine, né a un album proiettato al futuro. Ascoltandolo e ignorandone l’anno di uscita potrebbe credere che risalga a due o tre decadi or sono (pregio o difetto?).

Non vi è alcuna smania di grandeur, né tantomeno di lanciare sul mercato qualcosa che suoni nuovo e al passo coi tempi. L’apparente mancanza di produzione rende il tutto scarno, essenziale, in linea con le finalità del suo artefice. Keith Richards che interpreta sé stesso con l'onestà e la classe di un settantunenne che ha ancora tanta voglia di fare musica senza prendersi troppo sul serio. Con ogni probabilità Keef quest’album l’ha concepito per sé stesso. Diamogli retta: il ragazzo ha gusto da vendere.

31/10/2015

Tracklist

1. Crosseyed Heart
2. Heartstopper
3. Amnesia
4. Robber Blind
5. Trouble
6. Love Overdue
7. Nothing On Me
8. Suspicious
9. Blues in the Morning
10. Something For Nothing
11. Illusion
12. Just a Gift
13. Goodnight Irene
14. Substantial Damage
15. Lover’s Plea



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