Pow!

Fight Fire

2015 (Castle Face)
synth-punk

Accanto alle uova d’oro della sua impareggiabile orda assassina, John Dwyer ci sta abituando così bene con i regali inattesi che anche il semplice pedinarlo si è trasformato da qualche anno in un’attività particolarmente remunerativa, in fatto di soddisfazioni. Se non è tutta farina del suo sacco come nel caso di quell’alias sempre più sorprendente, Damaged Bug, può essere sufficiente seguirne le tracce quando i panni indossati sono quelli del mecenate, e vedere dove conducano: l’approdo fausto non mancherà di manifestarsi. Ultimo in ordine di tempo è il sophomore dell’ennesima formazione di San Francisco marchiata Castle Face, quei Pow! che all’esordio (“Hi-Tech Boom”, curato da Kristen Dylan Edrich dei Mallard), pochi mesi fa, non avevano entusiasmato, e che ora ci riprovano con tutt’altra convinzione e con il supporto tecnico di tutt’altro produttore, Chris Woodhouse nientemeno.

 

Il terzetto composto dal cantante e chitarrista Byron Blum, da Seth Sutton (batteria) e Melissa Blue (synth, cori), ritorna con un’identità espressiva che non potrebbe essere più peculiare e efficace di così. Sintetizzatori plumbei ma melodiosi pescati a una svendita di modernariato, su cui si innestano la grattugia elettrica e il cantato apatico e imbronciato di Blum: una notevole miscela di sonorità pestone e schizoidi, micidiale anche per la compattezza e la precisione che sa offrire.

 

Il risultato è un album vizioso e agguerrito a un tempo, un concentrato di synth-punk nerastro ma catchy che non disdegna (“Eyesight”) puntate più rumorose, accenni atmosferici, evocazioni sci-fi e sussulti spacey, pur senza indugiare in gigionismi eccessivi. I filler qua e là disseminati – dalla tappezzeria ambientale di “Floating On A Block Of Ice” (un omaggio ai Thee Oh Sees di “The Master’s Bedroom”?) ai bagliori sinistri e i droni di “@ The Dock” o l’assalto pastoso ma evocativo di “Rise Up From The Center Of The Rising Sea” – contribuiscono a definire il clima sonoro nel suo insieme, minaccioso e alienato al punto giusto.

 

Il gruppo è tosto, torvo, velenoso quanto basta ma anche particolarmente attento alle attrattive e alle opportunità dello stile, accuratissimo nel suo coerente formulario a base di scenografie anni ottanta e veemenza nineties. Le tastiere suonano rigonfie e lussuriose, le chitarre abrasive, ma il vero strumento in più sono i vocalismi à la Pete Doherty di Byron, un performer di razza opportunamente servito a livello vocale anche dalla sua controparte femminile. Nei momenti più furibondi il muro di suono si rivela tutto sommato implacabile, per quanto il Nostro più che urlare si limiti a recitare con verve feroce e distaccata, quasi capitanasse una compagine post-hardcore. E, a dirla tutta, dietro il tono inesorabile di questa prova al granito si cela un inclinazione prossima al matematico per l’imperturbabilità e l’esattezza dell’esercizio, a livello ritmico soprattutto.

 

Una simile cattiveria, un piglio a tal punto mordace, non si ascoltavano nella galassia dwyeriana dai tempi delle appendiciti sonore a firma Coachwhips e Pink And Brown. La schiumante isteria di “Surrender” o il fascinoso incubo sonoro di “2000 Now!”, lancinante apocalisse accompagnata dai gorgoglii di un magma scurissimo, sono aggiornamenti brillanti di quello stesso, efferato verbo rock all’aceto. Ma il bernoccolo dei Pow! sa essere anche incredibilmente pop, come testimoniano i formidabili pastelli colorati in scala di grigio di “Cold Blooded Judge”, e ancor più l’adrenalinico singolo da battaglia “Here Comes The Spade”, piazzato giusto in coda con sublime autolesionismo strategico.

Se riescono a farsi voler così bene, dal loro mentore come da noi insignificanti ascoltatori, forse è anche per questa loro irrinunciabile noncuranza di fondo. 

20/12/2016

Tracklist

  1. The Heart And The Spade
  2. Eyesight
  3. Liquid Daydream
  4. Floating On A Block Of Ice
  5. Static (Oh No OK)
  6. Rise Up From The Center Of The Rising Sea
  7. Surrender
  8. At The Dock
  9. 2000 Now!
  10. Cold Blooded Judge
  11. Heated House
  12. Here Comes The Spade