Non sempre una bella voce e un repertorio di buon livello riescono a far quadrare il cerchio. Spesso troppa classe storpia e quando si scivola in canoni folk, blues e country il territorio diventa ancor più minato e rischioso. Rhiannon Giddens non è una novellina, avendo un rispettabile passato come cantante, violinista e suonatrice di banjo nei Carolina Chocolate Drops (all’attivo cinque album e un Ep). Inoltre la sua partecipazione al concerto "Another Day, Another Time”, ispirato dal film dei fratelli Coen “A Proposito di Davis”, ha stimolato l’interesse di T-Bone Burnett, che ha voluto la cantante nel cast del disco-progetto “Lost On The River: The New Basement Tapes” insieme a Elvis Costello, Taylor Goldsmith, Jim James e Marcus Mumford.
Quello di cui appunto necessitava era quell’intuizione stilistica che riuscisse a metter insieme tutta la musicalità della Giddens, senza scomodare paragoni illustri e ingombranti. Per “Tomorrow Is My Turn” T-Bone Burnett ricorre alla sua esemplare, raffinata e ormai collaudata tessitura acustica, potendo oltretutto confidare su una voce potente e intensa, ma anche sulla sua grande capacità di controllo emotivo, che mette a frutto i suoi studi al conservatorio come cantante operistica.
Il risultato è un malizioso album di folk-blues dalle connotazioni multietniche. Non meravigliano, infatti, le atmosfere fumose da locale parigino di “Tomorrow Is My Turn”, scritta da Charles Aznavour e interpretata dall’artista con una sensibilità argutamente femminile: le donne sono sempre protagoniste delle canzoni, siano esse autrici o oggetto della poetica.
E’ quasi d’obbligo citare Nina Simone (che prima ancora aveva interpretato la canzone di Aznavour), Odetta o Bessie Smith, ma non perché Rhiannon cerchi di imitarne le gesta, tutt’altro: qui quello che interessa veramente è mettere al centro di tutto la musica e l’amore per una forma d’arte che riesca a ridare dignità agli esclusi e in particolare alle donne.
Il repertorio della Giddens è esemplare, si va dallo sconosciuto blues anni 30 di Geeshie Wiley “Last Kind Words” alla più famosa “Up Above My Head” di Sister Rosetta Tharpe, senza mai perdere di vista il suono delle radici. Il country fa bella mostra di sé nella triste e superba ballata “She’s Got You” portata al successo da Patsy Cline (scritta da Hank Cochran), e sorprende non poco la rilettura appassionata e quasi sussurrata di “Don't Let It Trouble Your Mind” (Dolly Parton) sottolineata anche da un pregevole assolo di violino.
Ma è soprattutto la sua versione di “Waterboy” di Odetta a convincere della perfetta riuscita di “Tomorrow Is My Turn”. Senza modificare troppo il fascino dell’originale, Rhiannon Giddens si destreggia tra spiritual, blues e folk cambiando i tempi ritmici e melodici a suo completo piacimento: un'esecuzione esemplare che mette in evidenza una tecnica vocale straordinaria, che riesce a controllare le emozioni superflue.
Non c’è possibilità di annoiarsi durante l’ascolto dell’album. L’effervescente architettura dell’arrangiamento della sempre bella “Black Is My Colour” è una di quelle performance capaci di smuovere anche un metallaro refrattario a qualsiasi forma di musica acustica: scat vocali aprono le danze per poi approdare a una ritmica quasi esotica, che l’armonica e la voce di Rhiannon trascinano verso un'orgia ritmica di rara intensità e raffinatezza.
T-Bone Burnett può senz’altro aggiungere quest’album al suo già ricco parterre di preziosi capolavori stilistici. Viene infatti da chiedersi cosa avrebbe fatto qualsiasi altro produttore con la rilettura di “Shake Sugaree”, quanta melassa e quanti tormenti vocali avrebbe introdotto nella delicata trama lirica del brano, al fine di raggiungere quel pathos da performance hollywoodiana, che ormai imperversa nella moderna cultura del bel canto.
Rhiannon Giddens in verità riesce a far sua anche la tradizione irlandese in “O Love Is Teasin'”, prima di lasciarsi andare alla pace e alla riflessione nella conclusiva “Angel City”, unico esemplare del suo songwriting, qui messo a chiosa di una avventura sonora che è il manifesto dei percorsi storici e culturali dell’ultimo secolo, ridisegnato attraverso alcune delle più abili protagoniste femminili della musica folk e blues.
Con un attento e mai nostalgico sguardo al passato, Rhiannon Giddens è riuscita a mettere un piede nel futuro, con uno degli album più potenti di questi primi mesi del 2015.
20/03/2015