Nonostante questo, le soddisfazioni per i due non sono mancate, in particolare per Sanfilippo, che può dirsi oggi un precursore a tutti gli effetti della generazione modern classical che tanto successo ha riscosso negli ultimi anni (anche in ambienti ben lontani da quello degli aficionados). Questo “Inside Life”, suo ultimo lavoro, avrebbe potuto tranquillamente trovare un posto sul catalogo Denovali facendo la sua ottima figura in mezzo alle talentuose punte di diamante dell'etichetta tedesca.
Rispetto a quell'idea modern classical, l'argentino mantiene un legame palese con la tradizione ambientale in senso stretto (cfr. Harold Budd), preferendo curare la forma delle sue composizioni in funzione dell'atmosfera e dell'evocazione più che della sostanza sonora o della melodia. Se episodi come la magniloquente ouverture di “Sudden Quietness”, la sospesa “The Place Where Dying Crows” e la gelida “Freezing Point" pongono l'accento sull'inquietudine, altrove sono la serenità o l'estasi a trovarsi efficacemente riprodotte.
Sanfilippo genera con un linguaggio semplice (piano-archi-sample) e piuttosto invariabile un assortimento di atmosfere variegato, in grado di riprodurre una tensione emotiva che si spinge per davvero “dentro la vita”. Così in “Camille” flussi quieti e pianoforte memori sono colorati dai cori sintetici che riecheggiano in lontananza, mentre “Tea Leaves At The Bottom Of A Cup” medita al pianoforte sulla semplice quotidianità. Il finale di “Inside Life”, affidato agli archi come già l'epica “A Door Opens For Ever”, mira invece all'organicismo orchestrale per cogliere l'essenza più squisita e vitale del soundscape. Tradizionale ma ancora ben più che attuale.
(19/04/2015)