SOAK

Before We Forgot How To Dream

2015 (Rough Trade)
songwriter

La diciottenne Bridie Monds-Watson è un’artista chiacchierata già da diverso tempo, fin da quando, nel settembre 2014, ha pubblicato quella meraviglia di “B a noBody”. Oggigiorno i pareri in qualunque campo sono ormai così numerosi da far sì che su ogni canzone o disco si dica sempre tutto e il contrario di tutto, ma in questo caso era davvero difficile non innamorarsi di quel brano. Dopo una gestazione più lunga del previsto, ecco l’album che molti attendevano per capire se SOAK sarebbe stata una one-hit wonder o se sotto c’era davvero della sostanza.

Dopo aver già mostrato il proprio talento dal vivo solo voce e chitarra anche in alcune apparizioni italiane, la giovane nordirlandese supera brillantemente anche la prova della lunga distanza. I punti di forza sono gli stessi della canzone che l’ha portata alla notorietà: qualità melodica, un cantato espressivo e riconoscibile e la capacità di far sì che tutti gli elementi abbiano una propria vitalità, anche l’accompagnamento strumentale, che spesso in questi casi ha una struttura statica che non fa altro che intonarsi all’atmosfera.
Qui, invece, il lavoro alla produzione artistica è tale per cui arrangiamenti non certo semplici e un suono tutt’altro che essenziale non siano invadenti nei confronti delle delicate vibrazioni date dall’attitudine introspettiva, ma le valorizzino. Un aspetto importante è che gli strumenti non si limitano a produrre accordi fini a se stessi, ma pennellano vere e proprie linee melodiche indipendenti nei giri di chitarra e nei ricami di pianoforte e archi.

Inoltre, SOAK riesce a declinare queste caratteristiche in tanti modi diversi a seconda del brano. “Blud” è semplice e diretta, “Wait” è più ariosa e meno immediata, “Sea Creatures” è addirittura ritmata e gode della melodia più cristallina del lotto.
Nella seconda metà colpiscono soprattutto “24 Windowed House” che nella prima metà è estremamente lieve e essenziale per poi virare verso atmosfere ansiogene e claustrofobiche, e “Shulves”, per come rimane enigmatica per buona parte per poi fiorire nel finale e dare un senso a quei minuti in cui non si capiva bene dove si stesse andando. L’uso degli strumenti citati cambia sempre in impostazione e importanza, e tutto ha un valore e un’identità comunque, anche i brevi stacchi strumentali che fanno da introduzione e da intermezzo a metà disco.

Questo è uno di quei casi nei quali l’hype è pienamente giustificato e possiamo felicemente salutare SOAK come una nuova stella del songwriting, capace di esprimersi con genuinità, personalità e un’ampiezza di idee che non è mai il fine ultimo, ma solo il mezzo per rendere al meglio sensazioni pulite e semplici. Benvenuta.

19/06/2015

Tracklist

  1. "my brain"
  2. B a noBody"
  3. Blud
  4. Wait
  5. Sea Creatures
  6. "a dream to fly"
  7. 24 Windowed House
  8. Garden
  9. Shulves
  10. Hailstones Don't Hunt
  11. Reckless Behaviour
  12. "if everyone is someone - no one is everyone"
  13. Oh Brother
  14. "blind"

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