Ci sono pochi dischi oggi ancora in grado di spostare in alto l’asticella, superare le aspettative, smuovere seriamente l’attenzione, e questi sono sempre meno rintracciabili nell’ambito del pop/rock, che pare tutto abbia ormai dato, bensì in quell’alveo informe e sempre più contaminato denominato “elettronica”.
Squarepusher è un nome iper affermato, che da troppo tempo stava vivacchiando senza sfoderare colpi imperdibili, ed un suo riscatto era da anni più che auspicato.
“Damogen Furies”, il lavoro targato 2015 dello sperimentatore gallese, riporta in auge un modo di intendere l’elettronica che punta dritto al sodo, senza troppe menate fusion o persino simil-prog, che avevano appesantito o portato fuori dai binari alcune recenti mosse di Tom Jenkinson.
Questa volta l’artista noto come Squarepusher ci mette tanta cattiveria, organizza suoni devastanti, urticanti, e li riversa dentro un dischetto di quelli concepiti per restare.
In alcuni episodi la foga è incontenibile (già l’iniziale “Stor Eiglass” toglie il fiato, pur essendo fondamentalmente un giochino pop, ma allestito in maniera molto personale, e provate anche voi a scorgerci dentro i Cure di “Just Like Heaven”…), in altri si stagliano tenebrosi landscape ambientali, puntualmente disturbati da intromissioni nevrasteniche (“Baltang Ort”), intermittenze ansiogene ("Rayc Fire 2"), oppure tappetini di pop obliquo sui quali si adagiano synth sempre ben manovrati (“Baltang Arg”).
“Damogen Furies” è un lavoro ripieno di ossessioni, l’inquietante colonna sonora di un incubo nel quale qualcuno ci insegue, con intenti misteriosi, ma non possiamo escludere con certezza che tutto sia esclusivamente frutto della nostra fantasia, attraverso una forma di percezione distorta della realtà.
Il nuovo step di Squarepusher è sfidante, magari oggi il suo intento non vuol più necessariamente essere quello di presupporre ipotetici e avanguardistici scenari futuri, bensì quello di produrre un’istantanea attendibile dello stato dell’arte di certa elettronica contemporanea, mantenendo sempre un’opportuna coerenza di fondo.
“Damogen Furies” contiene soltanto otto tracce, ma dentro non c’è una sola nota superflua. Uno dei dischi electro dell’anno, forse al momento il migliore in assoluto.
03/05/2015