Non ho ancora avuto modo di vedere “I cormorani”, il nuovo film di Fabio Bobbio. Sapere però che al centro della storia riversata su pellicola dal regista eporediese ci sono due ragazzini, Matteo e Samuele, alle prese con il passaggio dall'infanzia all'adolescenza, e che in questa transizione ricorrono frequentemente alcuni elementi paesaggistici (il fiume, il bosco, il centro commerciale…), potrebbe di primo acchito rimandare me, futuro spettatore, a un tipo di introspezione molto caro alla poetica di Jim Jarmusch.
Assaporare in anteprima la colonna sonora firmata dal chitarrista torinese Paolo Spaccamonti, che il cinema ce l'ha nel sangue, e dal trombettista Ramon Moro (3Quietmen), con alle spalle collaborazioni apparentemente antipodiche al fianco di artisti come Butch Morris e l'ormai warp-iano Lorenzo Senni, non scredita affatto l'impressione iniziale. Anzi, la corrobora. Le dieci tracce che compongono l'album permettono infatti di percepire appieno le immagini, i luoghi e gli stati d'animo raccontati ancor prima di entrare in sala di proiezione. Questo perché la chitarra distorta, la tromba effettata e le incursioni elettroniche (curate da Gup Alcaro) non fungono da puro e semplice “commento sonoro”: sono attori che vivono con la celluloide un rapporto simbiotico, proprio come la Les Paul torturata da Neil Young con “Dead Man” o l'orchestra condotta da Riz Ortolani con “Mondo cane”, per citare due casi esemplari.
Provate, quindi, a non accendere l'immaginazione, ascoltando i drammatici arpeggi di “So Far” o ammirando i paesaggi che si schiudono con le note asperse dalla tromba di Moro in “Il ritorno”. Provate a non empatizzare con i giovanissimi protagonisti del film, anche se ancora non l'avete visto, abbandonandovi ai brani che portano i loro nomi. Cercate di non perdervi nel bosco battuto da Matteo e Samuele, mentre vi fate cogliere dalle scarne atmosfere à-la Jozef Van Wissem di “Passage”, e di non sussultare nel rapido susseguirsi di inquietudini scandito da “Malesia” e “Sotterranei”.
Tentate, infine, di non farvi travolgere dall'incantevole post-rock della title track, ammantato di venature acustiche sognanti in stile “July Skies”, per poi scivolare nell'ambient siderale di “End”. Provateci. Saranno sfide raccolte invano.
E se questi dieci piccoli gioielli sono solo un assaggio del film, allora procuriamoci al più presto “I cormorani”… L'opera completa, ovviamente.
23/01/2017