Se per alcuni pezzi di Francesca Michielin, come i singoli "Lontano" e "Battito di ciglia", un successo così ampio soprattutto tra il pubblico molto giovane era prevedibile, ci sono, in questo "di20are", riedizione del precedente "di20", alcune canzoni che difficilmente vedremmo urlare a squarciagola da una folla di ragazzini esagitati. Eppure sembrano essere proprio quest'ultimi a costituire il target medio del suo pubblico.
La cantautrice veneta ha da poco concluso il suo tour
instore per l'Italia, durante il quale si è esibita in tre brani: l'ormai tormentone "Nessun grado di separazione", che le ha fruttato la seconda posizione al Festival di Sanremo, "L'amore esiste", primo singolo estrattom da "di20", e "Magnifico", che siamo abituati ad ascoltare nella - discutibile - versione con Fedez, qui però rivisitato con un testo tutto nuovo, ad eccezione del ritornello, ad opera di Roberto Casalino e Dario Faini, autori di parecchi successi italiani recenti. Versione che, però, pare non riscuotere gran successo tra i giovani di cui si parlava, più propensi a melodie usa e getta o comunque molto orecchiabili. Inutile dire che, con questa nuova veste, il brano ne guadagna. Tutto questo per dire che il successo esplosivo che la giovane ragazza sta riscuotendo negli ultimi tempi sembra frutto non solo del suo innegabile talento
e di qualche caso fortuito come l'ottimo riscontro sanremese, ma soprattutto di una studiata strategia di marketing e promozione.
Volendo parlare più approfonditamente dell'album, non si può dire che si tratti di un lavoro realizzato male. Le canzoni ci sono e funzionano tutte ("Io e te" l'unico episodio evitabile), gli arrangiamenti spiccano per la loro modernità, cosa rara in un disco
mainstream italiano (in questo senso notevole il lavoro realizzato da Michele Canova Iorfida), passione a volontà.
Nel complesso "di20are" si configura come uno zibaldone di giovinezza per la Michielin: abbandonati i pezzi insipidi e poco personali del precedente "Riflessi di me", ancora troppo contagiato dalla produzione di Elisa, tutto qua si muove in bilico tra sonorità elettro-pop di stampo internazionale (se "Lontano" e "Battito di ciglia" provenissero d'oltreoceano probabilmente sarebbero diventate hit di ben altra portata) e ballate lente e delicate ("Almeno tu" e "25 febbraio", tra i brani scritti dalla sola Michielin, che comunque figura come co-autrice di quasi tutte le canzoni, o il delizioso piano-pop di "Tutto questo vento", che porta la firma, tra gli altri, anche di Giovanni Caccamo).
Ci sono poi episodi che si fermano esattamentea a metà, come la già citata "L'amore esiste", che forse ritrae al meglio il progetto musicale della Michielin e che, come la sua voce, trova forza nella nitidezza e nella genuinità. In essa vengono dichiarati sentimenti ovvi ma senza puerilità e senza inganni: al giorno d'oggi cantare un brano contenente un verso come "l'amore mio sei tu" e apparire credibile non è da poco. Abbiamo inoltre un assaggio della sua capacità di scrivere e cantare anche in inglese, che potrà tornarle utile in futuro, anche in previsione della sua partecipazione all'Eurovision Song Contest a maggio. Si ascolti, a tal proposito, la laconica ma funzionale "Amazing", facente parte della colonna sonora del film "
The Amazing Spider-Man 2 - Il potere di Electro".
Con "di20are", disco molto pop e diretto eppure avvolto da un velo di
saudade da inizio a fine, la Michielin non compie un miracolo, però potrebbe far cambiare idea a parecchi snob da salotto. Che non è poco. Fin qui ha dimostrato di aver saputo gestire bene il suo percorso, ma ora che esso si presenta tutto in discesa sarà in grado di continuare così e maturare ulteriormente, oppure il successo la farà regredire - cosa peraltro capitata ad alcune sue colleghe, prima tra tutte Annalisa?
I mezzi ci sono tutti; sarebbe sufficiente ora concentrarsi sugli aspetti meno a fuoco di questo progetto: cercare, dunque, di operare una scelta coerente nello stile delle canzoni che, come abbiamo detto, sono animate da due
sound differenti, costruire un'immagine più forte e accattivante di quanto fatto finora senza però snaturare la natura semplice della protagonista (cappelli e il solito simbolismo massonico fanno ben poco e risultano anzi quasi indisponenti) e, soprattutto, evitare di convogliare tutte le forze nella promozione, dimenticandosi del resto e finendo per arenarsi nel solito limbo di mediocrità al fine di conformarsi al pubblico medio italiano, cresciuto a pane e RTL.
Per tutto il resto, bene così e i migliori auguri per l'Eurovision.