Hamilton Leithauser + Rostam

I Had A Dream That You Were Mine

2016 (Glassnote)
songwriter, folk, pop

Hamilton Leithauser, frontman e cantante dei Walkmen, e Rostam Batmanglij, ex-tastierista dei Vampire Weekend, sono tornati a lavorare insieme per dare vita a “I Had A Dream That You Were Mine”, album che segna la consacrazione del duo dopo una precedente collaborazione nel disco solista di Leithauser “Black Hours” (2014). La nuova prova dei due musicisti si compone di dieci tracce che, prese nel complesso, costituiscono un sorprendente omaggio alla storia musicale americana del secondo 900: doo-woop, folk, pop e indie-rock sono i generi che si alternano e si mischiano accompagnando l’ascoltatore in un viaggio alla scoperta di contaminazioni musicali tanto piacevoli quanto facili da rintracciare.

La voce gracchiante e malinconica di Leithauser, che d’impatto ricorda quella di Rod Stewart, si impone già dalla prima canzone: “A 1000 Times”, singolo che ha anticipato l’uscita dell’album, parte come una dolce ninna nanna per poi trasformarsi nella versione più rock e arrabbiata di “Five Hundred Miles”, OST del film “Inside Llewin Davis” dei fratelli Coen. Si tratta di un amore mai sbocciato, che spinge a vagabondare per le strade in uno stato d’animo confusionale: l’amata è realtà nei sogni dell’innamorato e viceversa un sogno nella sua vita reale. La frase che apre il brano dà il titolo all’album, poi strutturato in modo da alternare pezzi movimentati e lenti, allegra spensieratezza e cupa rassegnazione, urla e sussurri.

All’interno del disco ci sono tanti rimandi alla musica del passato, a partire da “Rough Going (I Won’t Let Up)” , che si rifà allo spirito del doo-wop regalando un coro in loop degno del migliore saloon del Colorado e si conclude con un portentoso assolo di sax. Sonorità diverse per “In A Black Out”, pezzo folk in cui Leithauser dà prova del suo talento emozionale, evocando atmosfere che ricordano il Vance Joy di “Dream Your Life Away”, sia per il pathos espresso che per la semplicità del testo. “Peaceful Morning” contiene invece, già dal nome, evidenti richiami Dylan-iani: fin dall'apertura potrebbe essere benissimo scambiato per un pezzo del cantautore statunitense, il titolo ricorda infatti “New Morning”, album del 1970 proprio dello stesso Dylan e il brano, per sonorità, potrebbe benissimo essere contenuto in esso.
“If the man that you need honestly wasn't me, tell me honey who could that be?”, canta Leithauser in “You Ain’t That Young Kid” e “The Morning Stars”, disperato dopo la fine di un amore che gli impedirà di suonare quelle canzoni che aveva dedicato all’amata, e rendendo viva quell’atmosfera di malinconia mista a rimpianti e vagabondaggio notturno tipica dell’album.

“I Had A Dream That You Were Mine” è tecnicamente maturo e forte dell’esperienza che i due musicisti hanno alle spalle. Tuttavia non colpisce particolarmente: a tratti sembra non procedere e in alcuni punti annoia, propone musicalità coinvolgenti che però hanno un retrogusto di stantio.
Il disco, nella sua interezza, si ascolta con una certa fatica: il suo carattere alquanto piatto comporta una non trascurabile dose di pesantezza, è complessivamente un lavoro ben realizzato ma risulta poco ispirato, e capace solo a tratti di catturare l’interesse dell’ascoltatore.

04/11/2016

Tracklist

  1. A 1000 Times
  2. Sick As A Dog
  3. Rough Going (I Won't Let Up)
  4. In A Black Out
  5. Peaceful Morning
  6. When The Truth Is...
  7. You Ain't That Young Kid
  8. The Bride's Dad
  9. The Morning Stars
  10. 1959


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