Nonostante i dovuti rimandi, la musica dei LYEF, con le sue stratificazioni sonore, il suo scarno minimalismo, la reiterazione continua dell'elemento voce, appare ben poco derivativa. La scelta di esplorare gli elementi naturali parte dalle vibrazioni liquide e fluttuanti di "Water", al piano e chitarra che accompagnano una sorta di preghiera sussurrata senza parole di "Paper", fino all'incosistenza eterea di "Air", dove tre note di synth in loop accompagnano una voce che diventa essa stessa aria, flebile e sommessa come una brezza. "Fire", come prevedibile dal titolo, è più inquieta, mentre nella successiva "Iron Trees" siamo di fronte a un mix di voci e rumori con sovrapposizioni di voce, piano e chitarra. Gli undici minuti finali di "Unbrace" contengono tutti gli elementi precedenti e ne rappresentano la summa e il punto di arrivo, nonché il brano più ricercato ed evocativo.
I punti di forza di "Introspections" sono da ricercare nella voce davvero importante di Lilium, che qui certamente raggiunge vette assolute di maturità espressiva. Maturità presente anche in Francis Gri, capace di ricreare il perfetto paesaggio sonoro necessario per un album come "Introspections".
(01/07/2016)