All My Faith Lost

All My Faith Lost

Suggestioni gotiche dal Belpaese

Alfieri della dark-wave gotica in Italia, eredi degli Ataraxia, tra i primi discepoli dei Black Tape For A Blue Girl, gli All My Faith Lost si sono imposti come una delle principali realtà a livello internazionale nell'ambito della scena dark. Un cammino, quello del duo, iniziato con una coraggiosa autoproduzione per giungere poi a divenire tra i massimi esponenti del genere

di Matteo Meda

E' il 1996 quando i Black Tape For A Blue Girl coronano nel trattato "Remnants Of A Deeper Purity" un'intera carriera all'insegna di una trasposizione gotico-orchestrale dell'opera degli alfieri 4AD (Cocteau Twins, Dead Can Dance, This Mortal Coil), coniando uno standard che sarà il vero e proprio punto centrale attorno a cui ruoterà, da lì in poi, la definizione stessa di dark-wave. Quest'ultima, legata indissolubilmente fino a prima alle esperienze delle band citate sopra, a quelle dei loro diretti discepoli (Lycia, Love Spirals Downwards, Trance To The Sun) come anche di ispiratori primi quali Bauhaus e Death In June, assorbe da quel momento in poi l'eredità di un movimento che, partendo da queste basi in maniera sempre e comunque indissolubile, proseguirà nel percorrere la strada tracciata da Rosenthal all'insegna di arrangiamenti dal sapore gotico a base di archi, a tratti perfino passibili di definizione folk, altre volte pervasi da un sentore quasi ambientale, dove il termine "dark" non va più a essere sinonimo di atmosfere cupe e martellanti (quelle nate con i Joy Division e proseguite nelle corde del movimento post-punk), bensì di languide distese calde e sconfinate, a tratti persino eteree. Di dark restano l'origine, il riferimento fisso ed il percorso evolutivo a trazione nostalgica, ma la "nuova dark-wave" ha una matrice di partenza gotica dalla quale parte distanziandosi per raggiungere gli ambiti più vari e divenire ora folk, ora neoclassica, ora barocca, ora ridondante di gorgheggi medievali, ora ancora eterea o persino industriale: l'oscurità nel concetto e nell'anima, i nuovi percorsi nel sound e nell'estetica. Di questo nuovo filone saranno, per primi, esponenti di spicco gli svedesi Arcana, il progetto Arcanta, gli ultimi Attrition, Unto Ashes e due band italiane, Spiritual Front e, soprattutto, All My Faith Lost.

Gli All My Faith Lost nascono dall'incontro tra Federico Salvador (chitarre e tastiere) e Francis Gri (anch'egli chitarrista), che nel 1999 danno ufficialmente vita alla band, unendo alla strumentazione le voci e i flauti di Viola Roccagli e Raffaella Missio. Gli interessi dei due fondatori si concentrano, in particolare, sui madrigali antichi della musica medievale: le loro prime prove sono ricerche su questi temi, non distanti nei risultati da quelle dei Dead Can Dance di "Aion". In seguito, i due iniziano a sviluppare dei veri e propri concept, che portano alla composizione di alcuni brani rimasti inizialmente inediti, prima di essere pubblicati in alcune compilation legate a riviste e label indipendenti. A seguire, nel 2001, arriva anche il primo demo, intitolato Hollow Hills: un ibrido tra i madrigali medievali di inizio carriera e quel che diverrà lo stile caratteristico del primo album del futuro duo, ovvero un gothic-folk acustico e delicato, privo degli strabordanti arrangiamenti orchestrali (anche se non dell'orchestra, che ricopre però quasi sempre un ruolo di contorno) di molti dei contemporanei, ma caratterizzato da una purezza sonora appresa da un approfondito studio delle lezioni rosenthaliane e da una peculiare limpidezza melodico-atmosferica.
In questo primo frutto del gruppo, fuoriesce però in maniera forte la personalità di Gri, maggiormente votata a sonorità ambientali, in contrasto con l'animo gotico di Salvador.

Un anno più tardi, in seguito all'abbandono di Missio e, soprattutto, di Gri (che fonderà come solista due importantissimi progetti quasi del tutto estranei all'ambito dark, Apart e Reveglow), Salvador e Roccagli, ormai rimasti soli, producono il lavoro che nasce come secondo demo della band, intitolato In A Sea, In A Lake, In A River... Or In A Teardrop, e che traccia il punto di partenza definitivo verso la strada intimista e acustica che caratterizzerà il loro debutto. L'album, che sarà poi pubblicato dall'etichetta indipendente Sin Organisation in un'edizione limitata di sole 300 copie, divenendo però così a tutti gli effetti il loro primo album, presenta sette brani legati fra di loro dal tema centrale (intuibile già dal titolo): l'acqua. A farsi notare sono soprattutto "Gwarageth Anoon", discendente diretto un po' dei Black Tape (grande la similitudine con la title track di Remnants Of A Deeper Purity), un po' dei Love Spirals Downwards, con la voce di Roccagli e la chitarra di Salvador in perfetta simbiosi, contornati da un fondale sintetico-orchestrale; la dolce e soave "Anja", con le voci dei due che paiono quasi soccombere al sublime landscape cameristico chitarra-violino-flauto, e "The Fideal", ballata folk dal sapore nordico con ancora una chitarra arpeggiata ad accompagnare tutta sola la voce di Roccagli, in alternanza a un flauto.
In A Sea, In A Lake, In A River... Or In A Teardrop, anche in considerazione di quel che sarà il loro percorso, può essere considerato a tutti gli effetti il primo album degli All My Faith Lost, anche se appare ancora un abbozzo delle idee che saranno poi caratteristiche dei due lavori successivi. Il coraggio mostrato dal duo è quello di proporre in Italia una musica con ben pochi precedenti (unico significativo, forse, quello degli Ataraxia, nati in ogni caso come ensemble cameristica, dunque di matrice classica): un'avventura non facile, sulla quale si imbarca contemporaneamente un'atra formazione italiana, gli Spiritual Front, proponendosi però nel lato più prettamente industrial-folk à-la Death In June.

Due scommesse il cui coraggio verrà premiato con un risultato comune, un posto nella scuderia Cold Meat Industry, label svedese ai vertici della produzione dark e industriale, assieme all'americana Projekt del già citato Sam Rosenthal. Nel frattempo, i due iniziano a lavorare al materiale per il primo, vero album, nelle intenzioni un omaggio (con adattamento nei testi) a James Joyce; ricevuto il rifiuto degli eredi di quest'ultimo a utilizzare i suoi scritti, Salvador e Roccagli si concentrano quindi sul lato musicale, evolvendo la formula già espressa nei precedenti lavori, fino a dar vita a uno stile unico nel suo genere, catapultato nel debutto su Cold Meat Industry di As You're Vanishing In Silence (2005), frutto di ben quattro anni di lavoro.
Abbandonata del tutto la ricerca medievale, il duo mette in luce un riflessivo e meditativo mix tra il folk apocalittico dei Death In June, lo stile-Black Tape For A Blue Girl di cui sopra e l'etereo dream dei Love Spirals Downwards, il tutto tra delicate pennellate ambientali di arcaniana memoria. Un album intimo e personale, dal tono maggiormente sommesso rispetto ai precedenti, costruito attorno a un cuore dark, ma spesso talmente evoluto da prenderne le distanze anche in maniera drastica.
L'apertura di "Come Close My Love", con un pianoforte a dettare la melodia accompagnato dai sussurri di Roccagli, è l'introduzione che fa da traino verso "Your Silent Tears", dove tocca invece a Salvador prestare una voce soffusa, cullata da archi, chitarra e pianoforte in una vera e propria gemma visionaria e melanconica di puro gothic da camera. La successiva "Rain Has Fallen All The Day" riconduce invece nuovamente alle eteree discese di Arcana e Love Spirals Downwards, con Roccagli e la sua limpida ugola protagonisti della scena. "She Came To Me" è di nuovo una decadente ballata acustica pianoforte-voce, che lascia spazio al magniloquente gothic-folk del duetto fra i due in "At That Hour", dove riecheggiano rimandi a una terra lontana, ma anche alla "purezza più profonda" di Sam Rosenthal.
"Triste Quiete", unico brano cantato da Roccagli in lingua italiana, si riaggancia invece a sonorità più tipicamente "antiche" e rompe l'estatico equilibrio dei precedenti episodi. "All Day I Hear Your Voice" torna a solcare scenari onirici ed evocativi, a trasportare verso un universo distante, prima che "Disclose Your Eyes" si riaffacci su lidi maggiormente canonici: forse l'unica vera e propria "canzone", con la voce di Salvador questa volta un po' meno in evidenza, ma con un accompagnamento pianistico strappalacrime. Gli arpeggi della chitarra di quest'ultimo sono invece protagonisti in "Sleep Now", mentre l'acquarello ambient-folk di "Autumn" precede la conclusione di "Silent Lady", di nuovo una digressione acustica eterea e nostalgica che chiude l'album con qualche lacrima sul viso.
Con As You're Vanishing In Silence, gli All My Faith Lost danno vita a un sound proprio e a tratti anche molto distante da quello della gran parte dei loro contemporanei, proponendosi come una delle realtà più significative della scena dark-wave. Coerenti nel loro percorso con le caratteristiche tipiche del genere ma in grado di dar vita ad un'interpretazione totalmente personale dello stesso, all'insegna di arrangiamenti acustici, fluttuanti e sobri, gli italiani si caratterizzano per la predominanza dell'elemento emozionale su quello teorico, della spontaneità sulla ricerca: aspetto che rende As You're Vanishing In Silence uno degli album più intimi e toccanti dell'intero movimento.

Lanciati ormai anche a livello internazionale, Salvador e Roccagli, dopo le prime esibizioni live in Italia e all'estero lungo tutto il 2006, stringono un secondo, importante sodalizio: quello con la Projekt di Sam Rosenthal, che permette loro di farsi conoscere anche oltreoceano, completando così il processo di trasformazione dei Nostri da coraggiosa esperienza italica ad esponenti di spicco della scena internazionale, nel solco dei predecessori Ataraxia. Ed è proprio in "condivisone" tra Projekt e Cold Meat Industry che, nel 2007, vede la luce il secondo lavoro del duo. The Hours è la conferma definitiva degli All My Faith Lost: proseguendo nella medesima direzione del disco precedente, The Hours ne approfondisce i toni melanconici e la dolcezza melodica, eliminando la gran parte dei paesaggi dream in favore di uno sviluppo del lato maggiormente gotico della musica dei due. Eseguito nuovamente con strumentazione quasi del tutto acustica, l'album presenta arrangiamenti decisamente più sviluppati rispetto al sobrio intimismo di As You're Vanishing In Silence, lasciando prevalere, fra le eredità alla base del loro sound, questa volta in maniera totalitaria, i rimandi ai Black Tape For A Blue Girl.
La ballata folk "Angelike" apre il disco presentando una continuità sonora con il suo predecessore, con la voce di Roccagli accompagnata dalla chitarra acustica nei suoi lividi languori. "Notti Bianche" lascia libero spazio invece al fluttuare di un violino a saturare l'ambiente, assieme alla "solita" chitarra e alle voci dei due. "The Waves" è un'altra evocazione oscura, che arriva a sfiorare da vicinissimo i Black Tape di "As One Aflame Laid Bare By Desire", con Roccagli in grado di passare da ritrattista di arcani sogni a scultrice di ponderosi marmi. "Ocean Sea" ricopre, invece, l'onirico paesaggio gotico con una languida coltre ambientale, aggraziata dall'ennesimo simbiotico duetto vocale. "Presagio Triste" è una tela bagnata e sbiadita di ricordi, intrisa di rimpianto, dove le lente note di pianoforte sembrano ricoprire la voce di Roccagli fino alla resa di quest'ultima e alla completa sommersione.
La catarsi violinistica di "House Of Incest" è un'altra vetta altissima, in grado di trasmettere emozioni nel suo lancinante lamento dall'impronta shoegaze, non distante dalla deriva degli ultimi Lycia, né dalle lente e levigate escursioni tra il romantico e il decadente degli Slowdive. Con "Absence" si torna invece (unico episodio nell'album) a un clima dagli echi antichi, a cavallo tra Dead Can Dance e Unto Ashes: il canto di Salvador, travestito qui da menestrello, si abbassa fino a fondersi alle lievi partiture chitarristiche, in un acquarello arcano e senza tempo. In "Ivory" si rientra in pieno territorio-Black Tape, il pezzo più gotico e sostenuto dell'intero album sembra in tutto e per tutto un adattamento in stile da "Remnants Of A Deeper Purity", mentre "An Early Fright" si riaffaccia di nuovo ad armoniche reminescenze folk, prima di lasciar spazio a "Luminal", duetto piano-voce non distante da una forma-canzone piuttosto estranea agli usuali cliché del duo. Nella conclusione di "Amado Mio", il recitato di Salvador in dialetto sardo, elemento decisivo nel conferire una tonalità gotico-arcaica ulteriore, conduce la pièce più "teatrale" dell'album prima di lasciare spazio a una nuova distesa d'archi, che scorre con oscura lentezza fino a dissolversi.
The Hours consacra definitivamente gli All My Faith Lost come massimi esponenti italiani in ambito dark-wave: trattasi di un nuovo manifesto di sublime bellezza sonora e di enorme personalità, non intaccata dalla decisione di evolversi approfondendo maggiormente il lato gothic del loro sound. Ed è qui che si colloca la differenza con il suo predecessore: dove il primo era scarno, intimo e quasi minimale, il secondo è pieno, ridondante e magniloquente, grazie in particolare al largo utilizzo di archi, elemento che conferisce alle estatiche ballate del duo un impronta quasi orchestrale, decisamente più in linea con lo stile degli alfieri da cui si erano discostati nel primo lavoro (Arcana su tutti). Tutto ciò senza rinunciare alla grazia melodica, perno centrale del loro sound sin dagli albori, riscontrabile su The Hours nelle lunghe divagazioni ambientali, piuttosto che nei delicati arpeggi dal sapore folk caratteristici del precedente lavoro. Pur non presentando nessun drastico cambiamento fra di esssi (di cui, francamente, non si sentiva né si sente il bisogno), i primi tre lavori del duo si equivalgono nel rientrare nella cerchia dell'eccellenza, con l'assenza di una qualsiasi forma di caduta di stile o di calo di personalità.

Due anni più tardi, dopo essersi esibiti in svariati concerti di cui una gran parte oltreoceano, gli All My Faith Lost tornano con l'Ep Decade per festeggiare il decennale dalla loro nascita, coronato anche dalla riedizione del loro primo album In A Sea, In A Lake, In A River... Or In A Teardrop. Nella mezz'ora abbondante di musica, il duo sembra questa volta voler tentare di sviluppare maggiormente il lato etereo del proprio percorso, pur con una marcatissima matrice dark, al contrario di quanto avvenuto nel gothic di The Hours. Nascono così graziose gemme come "Drowning" e "Damnation", dove protagonista indiscussa è la voce di Roccagli, accompagnata da delicati arpeggi di chitarra e quieti fraseggi pianistici; episodi marcatamente minimali e malinconici, come "Angelike Pt. II", "Apart" e "Land's End"; aperture a spazi indissolubili e sconfinati, nelle distese arcaniane di "Still" e "Caligo"; e infine, per la prima volta, intermezzi interamente strumentali, intrisi di mistiche evocazioni ("Angelike Pt. III" e "Ancora").
Decade
è un piccolo gioiello, che corona dieci anni di carriera iniziati con il coraggioso inseguimento di un sogno, ovvero quello di importare anche in Italia i fasti di un movimento musicale in continuo sviluppo e diffusione, e culminati col divenirne una delle realtà più influenti e importanti.

In attesa di seguire il prosieguo di una carriera presumibilmente ancora lontana dal termine, nei primi 10 anni della loro storia gli All My Faith Lost sono riusciti, con caparbietà e personalità, a imporsi rapidamente e indissolubilmente nel panorama dark-wave, a coniare un'interpretazione del genere stesso personale e sempre attuale e, assieme ai contemporanei Spiritual Front, a percorrere nella sua interezza il sentiero precedentemente tracciato dagli Ataraxia, nonché a lanciare in Italia un genere fino a prima trascurato, cavalcato invece dopo di loro da più esponenti del panorama italiano indie e non (su tutti gli Atrium Animae). Una storia iniziata tra fatica e speranza, conclusasi col più classico lieto fine, con tutta probabilità ancora in grado, se non di stupire, almeno di emozionare.

All My Faith Lost

Discografia

In A Sea, In A Lake, In A River... Or In A Teardrop (Sin Organisation/Nailrecords, 2002)
As You're Vanishing In Silence (Cold Meat Industry, 2005)
The Hours (Cold Meat Industry/Projekt, 2007)
Decade (Ep, Finalmuzik, 2009)
Still White Air (raccolta, Pocket, 2011)
Pietra miliare
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