Entrato in contatto da giovanissimo con il mondo tenebroso degli All My Faith Lost, ben presto Francis M. Gri sente il bisogno di distaccarsene, per creare qualcosa di più personale e svincolato dai cliché del genere.
Nel volgere di pochi anni, la sua fertile spontaneità creativa ha partorito progetti tra loro diversi, dai personalissimi paesaggi ambientali di Apart al raffinato electro-pop condiviso con la splendida voce di Lilium in Revglow, fino a recenti esperimenti acustici a suo nome. Il tutto adesso riassunto sotto una nuova e ambiziosa missione, quella dell'etichetta KrysaliSound. Ecco le riflessioni di Francis sul suo percorso artistico e sulle attuali modalità di produzione e di fruizione della musica, in Italia e non solo.
Cominciamo, banalmente, dal passato e poi non parliamone più: ti va di ripercorrere la tua esperienza con gli All My Faith Lost e di spiegare cosa ti ha spinto ad allontanarti da quella band per intraprendere tuoi autonomi percorsi?
È stata sicuramente un'esperienza importante, quattro anni in cui ho imparato ad approcciarmi alla musica, alla composizione e alla creazione di canzoni. Avevo diciassette anni quando intrapresi questa nuova esperienza, ma col passare del tempo iniziai a sentire l'esigenza di scoprire nuovi territori musicali, così a un certo punto mi accorsi di non sentirmi più a mio agio nel vestito che indossavo: allora decisi di trovare la mia strada.
Nonostante in certi passaggi dei tuoi dischi come Apart e Revglow permangano ancora sfumature oscure, la transizione rispetto al passato è evidente. Come "si esce" dai cliché della musica dark? E tu che ormai te ne sei discostato ritieni vi sia ancora spazio e senso per quel tipo di espressione?
Certamente! Ogni genere musicale ha senso di esistere se messo in pratica in maniera genuina e pura.
Secondo me i problemi della musica dark sono l'esasperata cura dell'immagine e il rigido attaccamento ai cliché del genere, e la poca cura nella ricerca musicale fa risultare alcuni prodotti scadenti o piuttosto "grezzi".
Ogni genere preso singolarmente ha però i suoi pro e contro; certo, si può essere facilmente catalogabili ma dal punto di vista creativo, si innescano paletti mentali che possono risultare controproducenti. Non sono mai stato un amante del concetto "genere musicale", preferisco decisamente il concetto di "musica fatta bene" e amo ascoltare di tutto.
Per questo abbandonare i cliché della musica dark è stata una evoluzione del tutto naturale.
Qual è la differenza tra lavorare fianco a fianco con altri artisti in una band ed essere il responsabile unico di un progetto come Apart?
È una bella differenza: sei libero di creare autonomamente senza dover confrontare le tue idee con altri, puoi fare "prove" quando vuoi e sfruttare appieno i momenti in cui ti senti davvero ispirato. Però devi essere in grado di essere obiettivo il più possibile e avere un buon orecchio da ascoltatore. Io per esempio, essendo molto autocritico, utilizzo questa domanda per capire se sto producendo una cosa valida: se lo avesse fatto qualcun altro mi piacerebbe?
Come nasce il progetto Revglow e quale lato della tua personalità artistica intendi sviluppare accanto alla bravissima vocalist Lilium?
Dopo aver collaborato con Lilium in alcuni brani dell'album "Winter Fragments" nacque l'idea di creare un progetto tutto nostro. Il primo album "Liquid Pearls" è nato in maniera del tutto spontanea, una bella sorpresa, insomma. Siamo davvero orgogliosi del progetto, proprio perché è stata un'esplosione di creatività, libera e cristallina. Ora, a differenza di allora, non abbiamo più il problema della distanza e lavorando insieme a Milano, abbiamo modo di concentrarci meglio sulle nostre idee ed essere più accurati nella composizione.
Revglow è un duo-project che mi permette di sperimentare sonorità alternative al progetto Apart ed essere più essenziale per lasciar spazio melodico a Lilium.
Visto che i brani di Revglow si prestano a una fruizione live, vi vedremo mai insieme dal vivo?
Ci piacerebbe molto e in futuro lo faremo.
I paesaggi sonori di Apart e gli stessi titoli dei brani e degli album evocano atmosfere fredde e descrizioni di luoghi solitari: ritieni sia un dato connaturato al tipo di musica che componi, oppure è possibile un'accezione della musica definibile (a grandi linee) ambientale, diversa da quella malinconica e introspettiva?
Le immagini fanno parte del mio modo di percepire l'arte in tutte le sue forme, per cui è normale per me esternare delle emozioni attraverso metafore. La stessa cosa avviene quando scrivo, mi focalizzo su ricordi, sensazioni, esperienze, e li lascio fluire spontaneamente e liberamente, sino a che si trasformano in note e poesia.
Di solito do il titolo al pezzo solo quando è finito, proprio quando l'immagine di ciò che ho sviluppato è pura e nitida; mi lascio trasportare dalle note, rendendomi conto solo alla fine dell'identità del brano.
Qual è il tuo stato d'animo ideale per comporre? Dipende dalle tue emozioni momentanee, oppure i tuoi brani nascono in maniera più studiata?
L'unico limite che mi pongo quando suono è cercare di comporre solo quando sento di essere davvero ispirato. Se sento di essere in una giornata positiva, musicalmente parlando, so che potrei creare qualcosa di buono, per cui cerco di sfruttare al meglio il momento.
I tuoi ascolti attuali sono in prevalenza indirizzati verso le produzioni affini alla musica che realizzi oppure ti piace spaziare tra stili e generi diversi? Quali sono gli artisti contemporanei che apprezzi di più?
Sono sempre stato un grande ascoltatore di musica e mi è sempre piaciuto spaziare in cerca di artisti e band che facessero "buona musica", per cui ascolto indistintamente ambient, rock, jazz, metal, classica ed elettronica.
Diciamo però che nel mio iPod non possono mancare gli Hammock, i port-royal, Ludovico Einaudi, i Radiohead e Thom Yorke, i Sigur Rós, i Lamb, Dan Arborise e gli E.S.T....
Sei un artista molto prolifico, al pari di molti altri operanti in territori elettronici e sperimentali. Ritieni che la maggiore mole di produzioni da parte di chi fa questo tipo di musica dipenda dal fatto che sia più "facile" da concepire e realizzare rispetto, ad esempio, a un disco di "canzoni"?
Credo che il vantaggio sia di poter comporre autonomamente nella tranquillità di casa, sfruttando ogni impulso artistico ed emotivo, senza vincoli e costrizioni.
La voce è comunque parte integrante del progetto Revglow e si è affacciata anche in "Digital Frame": in generale, quale spazio ritieni possa avere l'elemento vocale in composizioni come quelle di Apart?
Apart è un progetto strumentale e la voce sarà sempre un elemento minimale, utilizzato come strumento di sfondo, mentre in Revglow voce e musica hanno la stessa importanza.
Hai remixato un brano dei port-royal e hai lavorato anche con il loro collaboratore Alexandr Vatagin. Ci si può attendere da te una maggiore spinta elettronica per il prossimo futuro?
Già il nuovo album dei Revglow presenta una maggiore componente elettronica, e questa è una strada che intendo percorrere e sviluppare in futuro con maggior consapevolezza, anche se ritengo fondamentale e indispensabile continuare a introdurre gli strumenti acustici che mi hanno sempre accompagnato nelle composizioni.
Cosa pensi delle produzioni elettroniche italiane? Ci sono artisti italiani che apprezzi in particolare?
A essere onesto sono più attento alle produzioni estere, ma oltre ai già citati port-royal apprezzo molto Teho Teardo e i Nosound e considero davvero molto interessanti i lavori di Attilio Novellino e il suo progetto Un Vortice Di Bassa Pressione.
Sempre in tema di elettronica, come hanno influenzato il tuo modo di lavorare e la tua musica i software e le dotazioni informatiche? Per te rappresentano un mero supporto "tecnico" o incidono anche sul momento creativo?
Penso di essere un po' atipico come "musicista elettronico ", il software che utilizzo per registrarmi e comporre è Protools, che, a differenza di software come Cubase e Logic, mi permette durante la composizione di avere lo strumento davanti e di poter modulare il suono con le mie mani. Non sono un amante del midi; il mio approccio alla composizione è tuttora classico e concreto, ma il supporto della tecnologia è ormai indispensabile.
I puristi dell'analogico disapprovano le nuove frontiere della musica digitale, in effetti il fatto che comporre musica sia alla portata di tutti ha i suoi rischi, ma nonostante ciò, credo che il nuovo modo di comporre si avvicini in chiave moderna a quello del compositore di musica classica che scriveva sul pentagramma la sua opera per poi correggerla e rivisitarla più e più volte fino alla perfezione... Oggi il nostro pentagramma è la schermata di editing del nostro software.
Hai regalato un tuo brano in esclusiva alla nostra raccolta in free download OndaDrops Vol.2: cosa pensi dell'attuale modo di fruizione e diffusione della musica attraverso la rete?
Sinceramente è il caos. C'è davvero tantissima musica in rete, un calderone tale da rendere quasi impossibile far emergere i veri talenti che meritano di essere distribuiti e premiati e le indie-label che sponsorizzano i proprio artisti sono poche, con ristrettissima visibilità e accesso.
Ormai la gente si è disabituata a comprare i cd e ad ascoltarli con attenzione. La stessa cosa sta succedendo anche con i libri, il digitale ormai sta facendo scomparire quei piccoli gesti che ci facevano apprezzare ancora di più quell'oggetto che si consumava lentamente tra le mani.
Scaricare brani singoli è come strappare solo alcune pagine di un libro e pensare di capirne l'intero significato, non ha senso...
A inizio anno hai pubblicato un mini album a tuo nome, incentrato in prevalenza su suoni acustici. Qual è stato il motivo di aver tenuto questa uscita separata dai tuoi altri progetti, a partire dalla denominazione? Ci si può aspettare qualche ulteriore sviluppo di questo tuo lato più intimo e acustico?
Avevo voglia di registrare qualcosa di totalmente acustico che suonasse esattamente come quando strimpello a casa; questo mini-album è una sequenza di improvvisazioni di chitarra e piano.
A differenza degli altri due progetti, sono semplicemente io mentre suono nell'intimità di casa; "Home" siamo io, la chitarra e il piano.
Mi è piaciuto molto l'esperimento, credo che avrà un seguito...
Apart, Revglow, Francis M. Gri: tre progetti paralleli, ognuno con proprie caratteristiche abbastanza nette. Scegli a priori su quale di essi impegnarti oppure la destinazione all'uno o all'altro delle tue composizioni avviene in modo naturale?
Quando inizio a comporre sono già in partenza consapevole della destinazione del nuovo brano e tutto avviene nella maniera più naturale possibile.
Infine, cosa possiamo aspettarci da te in futuro e cosa ti aspetti tu dalla musica?
Con KrysaliSound posso gestire tutti i miei progetti in maniera libera e autonoma, e in futuro lo vorrei ampliare e gestire come un laboratorio in cui possano interagire musica, immagini, video e poesia.
Il bello della sperimentazione è che non esistono limiti alla fantasia, basta voltarsi per scorgere nuovi e infiniti territori da esplorare.
La speranza è quella di poter diffondere e far conoscere la propria musica e penso che nonostante viviamo nell'era digitale il modo migliore e più efficace per farsi conoscere sia sempre il più vecchio: il passaparola.