Il punto più basso - nel senso di "profondo" - di questo rituale dell'assoluto e del misterioso lo si ha nei 26 minuti di "For You Will Burn Your Wings Upon The Sun", una drammatica discesa, in 5 parti, nei labirinti dell'anima umana. In uno spazio desolato e arcano si diffondono i droni minacciosi delle tastiere, mentre il violino di Vicky Richards inizia la sua abbacinante danza sull'orlo del precipizio. Le voci dei due sciamani dell'assoluto imbastiscono un magma ipnotico di emozioni, prima di essere risucchiate dal vuoto cosmico. Anche il violoncello di Mera Roberts contribuisce ad aumentare il senso di debordante pathos che si respira un po' dovunque.
La terza parte di questo delirio estatico spinge il grumo sonoro verso gli estremi più insondati dell'universo, in un vortice ancestrale fatto di imperscrutabili simboli divini, nella cui contemplazione si raccoglie "Wings Tattered, Fallen", un esercizio di ambient dai sottili connotati mistici. L'incanto magniloquente di "Redefine Pure Faith" si chiude con una tenera sonata per pianoforte, preludio alla dolcezza venata di tragedia di "Fin De Siécle". "With My Sorrows" è un'altra grande prova vocale di Herrera, mentre "Fitful" ripropone bagliori cosmici con tanto di voce (Casselman) "trattata". L'unico brano che si avvicina alla forma-canzone tradizionale è la title track, anche se in un modo del tutto particolare. Le dolenti note di piano di "Again, To Drift (For Veronika)" rinsaldano, invece, i non tenui legami con certe cose della new-age più trasognata. A questo punto, non resta altro che il minimalismo di "I Have No More Answers", in cui la Casselman raggiunge una delle punte più alte del suo declamare sofferto. La lunga coda fatta di droni e di echi soffusi è lo spazio aperto sulla radura del mondo, osservato senza pregiudizi e senza paura, ma con una mestizia infinita, e senza redenzione alcuna.
La filosofia "negativa" di Rosenthal ha trovato il suo corrispettivo artistico più intenso in questi 77 minuti di indelebili emozioni, confermando, tra l'altro, il vecchio assioma secondo cui l'arte è la sola cura capace di porre rimedio alla malattia dell'esistenza. La caduta nel tempo - di cui parlava Cioran - ha sì condannato l'uomo all'esperienza della propria fragilità, ma, di rimando, gli ha conferito anche la possibilità di poter sondare il suo mistero, in vista di un tentativo chiarificatore dell'arcano della vita. Questo tentativo, destinato al fallimento proprio perché condotto da un'ottica umana e, quindi, "finita", ha il suo momento cardine nell'attimo della creazione, il cui unico scopo è quello di lasciare che la Verità si dia come "evento", e che, dunque, sia accessibile all'uomo (anche se solo per pochi, infinitesimali attimi...). Di tutto ciò, "Remnants Of A Deeper Purity" è esempio lampante, maestoso, indimenticabile.
(27/10/2006)