C’è un’incudine fra le immagini riportate nel libretto di “Brassphemy Set In Stone” (era anche nella copertina dell’Ep d’esordio), con su scritto “Ottone Pesante”, e una T che si stacca dal resto, richiamando la forma di una croce. E’ ben riassunto così l’immaginario che il trio sta cercando di costruire: morte, torture, apocalissi, tutti i cliché che hanno reso celebri doom e death-metal, ma suonando in maniera originalissima, con gli ottoni al posto delle chitarre elettriche.
I ragazzi sono stati apprezzati da pubblico e critica già prima della pubblicazione di questo primo album, grazie al recente tour dei Calibro 35, nel quale due fiati sono stati chiamati a fungere da elementi di rinforzo. I due fiati sono quelli di Paolo Raineri (tromba) e Francesco Bucci (trombone), due terzi degli Ottone Pesante, qui affiancati dal drumming di Beppe Mondini, fresco nuovo ingresso al posto di Simone Cavina.
La prima sensazione è quella di ritrovarsi dentro un film di Emir Kusturica, in una giostra di ritmi forsennati, condotta con un approccio selvaggio, feroce, sovente iper-veloce (controllate un attimino i bpm di “Bone Crushing” e “Redsmith Veins”…), senza tralasciare mai l’indispensabile approccio melodico, in grado di spezzare un sound che altrimenti diventerebbe tanto estremo quanto ossessionante.
Le registrazioni si sono svolte in appena quattro giorni, in presa diretta, poi Tommaso Colliva ha remixato il tutto, e il risultato finale è un mix davvero personale, che incuriosisce non poco per gli sviluppi che potrebbe avere in futuro. Se Goran Bregovic avesse avuto una predilezione per il metal, la sua orchestra avrebbe suonato più o meno così.
24/12/2016