Sta godendo di una relativa “ribalta” Nathalie Mering, l’alter ego di Weyes Blood, che con “Front Row Seat To Earth” mette quasi del tutto a tacere le velleità arty degli esordi per dedicarsi a un più convenzionale album di ballate folk acustiche, o addirittura prive di un vero e proprio accompagnamento strumentale, come nell’"a cappella" di “Can’t Go Home”, a creare un paesaggio sonoro vagamente (an)estetizzante, come in un ralenti Refn-iano.
Il parallelo con gli ambienti dell’interno della West Coast si caratterizza bene, articolandosi tra riferimenti laureliani e desolazioni da "True Detective" seconda stagione (“Generation Why”, “Away Above”, la bella “Be Free”), lasciando trapelare costantemente un fascino che, va detto, non si ferma alla pura calligrafia, ma contiene anche emozioni spoglie e alienate, come se affidassimo a un computer la composizione di un “Who Needs Who” versione 2.0 (“Used To Be”).
“Front Row Seat” mostra certamente il lato migliore di Weyes Blood (che aveva finora evidenziato una scrittura di sostanza piuttosto mediocre, qui nell’iniziale “Diary”), con una singolare grazia nel riproporre cliché sentimentali e melodie radiofoniche d’altri tempi (“Seven Words”, “Do You Need Love?”), ma in modo più “post(umo)” che revivalista.
L’impressione finale è, a rischio di ripetersi, più straniante che davvero emozionante, per la canonicità delle linee melodiche, e in questo è più comprensibile la risonanza che sta avendo il disco presso il pubblico indipendente.
26/10/2016