My momma told me not to fool with oleanderIl significato di tutto ciò rimane ovviamente aperto a interpretazioni personali, com'è giusto che sia, ma la suggestione creata è affascinante; si può essere più meravigliosamente fuori di testa? Il mondo di Ira, Chris & Anand - in arte Yeasayer - è proprio questo: tre uomini adulti e vaccinati che quando si trovano in studio lasciano andare le briglie della fantasia come bambini eccitati, mettendo in piedi qualcosa di ibrido, colorato e fantasioso. Che vengano inclusi o meno dai caroselli dell'hype del momento, gli Yeasayer continuano a costruire con gioia il proprio mondo un tassello alla volta.
And never handle the deadly quacker buttons again
Con "Amen & Goodbye" i tre han fatto nuovamente centro; il loro album in apparenza più variegato e destrutturato (9 canzoni + 4 "intermezzi" di vario genere) è in realtà il loro più melodico e accessibile di sempre. L'immaginario artistico che accompagna il tutto - un'inquietante serie di sculture pseudo-umane a cura dell'artista David Altmejd - è stato descritto dalla band come "Sgt Pepper meets Hieronymous Bosch meets Dali meets PeeWee's Playhouse".
Ed è proprio da questi presupposti artistoidi e pulp che sorgono alcune delle loro canzoni più suggestive di sempre. L'influenza maggiore è proprio il celebre zibaldone beatlesiano del "Sgt Pepper", qui omaggiato dai coretti psych-pop di "Divine Simulacrum" e le stralunate voci di "Prophecy Gun". Tra i momenti più umani ed emozionati si collocano invece "Uma", una delicata canzone dedicata alla figlioletta, "Silly Me", momento autolesionista d'amore perduto, e la bella melodia di "Cold Night".
Per chi segue gli Yeasayer c'è solo l'imbarazzo della scelta; c'è chi preferisce le atmosfere etniche del celebrato debutto "All Hour Cymbals", chi ama le bordate sintetiche di "Odd Blood" o chi si diletta con le claustrofobiche melodie di "Fragrant World", ma anche "Amen & Goodbye" potrebbe diventare presto uno dei favoriti. Il quartogenito ci mostra una band ancora nel pieno del fervore creativo, capace di giocare col suono in lungo e in largo senza farsi grossi patemi d'appartenenza - che virino verso il pop, che mantengano coordinate indie o si presentino con fare ostentatamente hipster, gli Yeasayer continuano a farci evadere dalla quotidianità verso un colorato mondo immaginario nel quale sarebbe bellissimo poter vivere a tempo pieno. La speranza quindi è che non prendano alla lettera il titolo di questo album e ci lascino proprio sul più bello.
(10/04/2016)