Arrivati al traguardo del terzo album, sembrano non esserci più dubbi: gli Yeasayer mirano a diventare la band più sensuale del momento. Nessun allarmismo, nel caso del terzetto (allargato) di Brooklyn tutto ciò non si traduce in avvenenza fisica, pose lascive o donne in abiti succinti da metter in bella mostra nei videoclip, ma nel dar vita a un qualcosa che vada a stimolare e inebriare incessantemente i sensi dell'ascoltatore.
Lo fanno introducendoci in un mondo che profuma tanto di macchine e laboratori quanto di natura (artificiale) e tradizioni, che ammalia la vista, grazie ai bei filmati fluo-psichedelici che l'artista nipponico Yoshi Sodeoka ha realizzato per accompagnare ogni brano del disco e che, soprattutto, cattura l'udito e l'attenzione con un sound fin troppo elaborato, a tratti inclassificabile.
Un cut-and-paste elettronico, condito con stillicidi glitch e sbilenchi sprazzi strumentali, che accompagna ritmiche funky sincopate e finanche ballabili, come in "Devil And The Deed", ma spesso quasi trattenute dallo spiccare il volo per creare un effetto il più possibile straniante, corroborato da improvvise contaminazioni etniche, come in "Longevity" o in "Damaged Goods".
Sì, perché se da un lato "Fragrant World" si porta avanti sulle coordinate sonore intraprese col precedente "Odd Blood", dall'altro sembra volerne rinnegare l'immediatezza melodica e le dinamiche smaccatamente danzerecce per ritrovare quelle più esot(er)iche dell'apprezzato debutto, "All Hour Cymbals", ma affrontandole appunto in chiave cibernetica.
Vi sono alcune eccezioni, certo, come l'incalzante apertura della comunque soffice "Fingers Never Bleed" o l'assalto pop, a un passo dal demenziale, di "Reagan's Skeleton" (che paga un debito considerevole alla vecchia "Sweet Harmony" dei Beloved). Tuttavia, gli ingredienti principali sembrano esser costituiti prevalentemente da melodie mutevoli e fluttuanti (si ascolti la liquida "Henrietta"), mantra abbacinanti ("Glass Of The Microscope") e intrugli talmente speziati da stordire il gusto, confondendolo (lo sgangherato techno-indu-pop di "Folk Hero Shctick").
Seppur anelante a una pagana spiritualità, manca paradossalmente un po' d'anima a questo loro mondo così variegato e sintetico, ma è molto probabile che lo scopo prefissato fosse un altro: con un'attenzione al dettaglio quasi scientifica, gli Yeasayer di "Fragrant World" sembrano essere più interessati a mandarci in overdose sensoriale che a farci innamorare. Non sin dal primo ascolto, perlomeno.
11/08/2012