Graham Coxon

The End Of The F***ing World 2 Ost

2019 (Graham Coxon) | folk-rock, soundtrack

E così non solo Graham Coxon ha ceduto al fascino tutt'altro che discreto delle colonne sonore, ma ci ha pure preso gusto con questo formato. A un anno e mezzo dall'uscita della soundtrack collegata alla prima stagione, riecco il volto occhialuto del britpop alle prese con il seguito di “The End Of The F***ing World”, la serie tv targata Netflix e Channel Four che, come si ricorderà, traspone sul piccolo schermo l'omonima graphic novel di Charles Foreman. Una serie che a quanto pare non cessa di fornire ispirazione al chitarrista londinese, uno che in versione solista, e non solo nella saga con i Blur, non ha mai nemmeno lontanamente sfiorato le perigliose acque della stanchezza o – peggio ancora – della banalità.

Men che meno in queste due Ost pubblicate ad appena un anno e mezzo di distanza, assecondando i ritmi di una industria filmica dai tempi ancora più ristretti rispetto a quelli della già frenetica industria musicale. Coxon, comunque, non è uno che si fa problemi, e dunque rieccolo cimentarsi in quello che è a tutti gli effetti il seguito della precedente colonna sonora non solo a livello concettuale, ma anche di sound. Una parte consistente del repertorio continua a ruotare attorno al folk-rock, talvolta con risultati piuttosto balzani (la cantilena acustica “Mash Potato” potrebbe uscire da qualche fattoria americana), ma d'altro canto tra i solchi di questi venti brani - taluni semplici sketch - Graham Coxon dà anche ampio sfoggio del suo stile libero.

L'antica fascinazione per il garage-rock riemerge in “Madder Than Me” e nel superbo strumentale “Layby Eyes”. Si solletica l'immaginario western nell'eco morriconiana di “Dining Room Stand-Off” e nella fuga in spazi aperti di “Threw It Away”. C'è posto per la ballata in punta di piedi “She Knows”, per un esercizio à-la Bob Dylan come “Why Are You Crying?” e per un brano da crooner d'antan quale “Meaner Than Me”.
Ci sono persino la marcetta più picaresca che nuziale “Wedding March” e il breve omaggio alla musica francese in “Bonjour, Monsieur”, forse – chissà – liberamente ispirato alla “Tous les garçons et les filles” della divina Francoise Hardy. L'andamento ciondolante di “Bonnie The Kid” e quello più sostenuto di “Beautiful Bad” rappresentano i capitoli più arditi, in qualche modo sperimentali di questa colonna sonora, il musicista inglese alle prese con un particolare miscuglio di suoni di chitarra e interventi elettronici.

Per capire al meglio chi è Graham Coxon, però, possono forse bastare i pochi arpeggi di “Hat”, un brano folk spoglio e al tempo stesso intenso, o il sottile crescendo pop-rock di “I'll Race You Home”, che ha il solo torto di durare appena un minuto e mezzo. Si può ben dire che di questi venti brani non ce ne sia davvero uno che suona come l'altro, eppure l'effetto è quello di un lavoro coeso e mai portato all'eccesso. Perché sì, in fondo bastano davvero pochi elementi, una manciata di idee e ovviamente quel tanto di stoffa ben al di sopra della media per confezionare, ancora una volta, delle grandi canzoni.

(11/11/2019)

  • Tracklist
  1. Down To The Sea
  2. Dining Room Stand-Off
  3. Madder Than Me
  4. Mash Potato
  5. A Better Beginning
  6. Bonjour, Monsieur
  7. Bonnie The Kid
  8. Hat
  9. Beautiful Bad
  10. I'll Race You Home
  11. Layby Eyes
  12. This Time Tomorrow
  13. She Knows
  14. Something Sweet
  15. Wedding March
  16. Fly Away
  17. Threw It Away
  18. Why Are You Crying?
  19. Meaner Than The Sea
  20. Vale
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