James Blake

Assume Form

2019 (Polydor)
songwriter, electro-soul

Inutile negare una certa ansia collettiva legata all’uscita del quarto disco di James Blake. A prescindere dalla bontà espressa in passato e dallo status quo meritatamente raggiunto, ad alimentare il tutto sono state una serie di concause ben precise, tra featuring d’ogni sorta ad opera del Nostro e due singoli rilasciati nel 2018 che hanno mostrato uno stato di grazia ineccepibile. “If The Car Beside You Moves Ahead” e “Don’t Miss It”, ovvero due perle luminosissime ma dal destino contrapposto, messe sul piatto da un giorno all’altro, a fungere da antipasto fin troppo delizioso di un disco il cui titolo non ha fatto altro che gonfiare ulteriormente le speranze della vigilia, fino a lanciarle nell’esosfera come un pallone sonda in cerca di nuove meraviglie: “Assume Form”.

Dunque, una dichiarazione d’intenti ben chiara, quella espressa a "chiare" lettere da James Blake. Tuttavia, la scelta di escludere dall’opera il primo dei due singoli sopracitati ha immediatamente suscitato una forte delusione, oltre ad accendere il sospetto che la volontà manifestata di "assumere forma" fosse in realtà tutt’altro che limpida. A tal riguardo, le diverse collaborazioni presenti nell’album indicano in linea di principio una condotta tesa a mescolare ancora di più le carte in gioco. C’è il blasonato Travis Scott e c’è la raggiante Rosalía, la promessa Moses Sumney e l’istituzione André 3000. Ci sono la trap, il flamenco, l’electro soul (gemello a quello dello stesso Blake) e la strofetta rap in salsa Outkast trita e ritrita. Tutto strizzato in un secchio e amalgamato in alcuni punti alla meno peggio, con addirittura due gettoni di presenza del beatmaker statunitense Metro Boomin. Le speranze di trovarsi dinanzi a una compiutezza definitiva si sono quindi sgretolate quasi all’istante. E il rischio di imbattersi in un vero e proprio guazzabuglio ha assunto concretezza traccia dopo traccia, consolidandosi in diversi episodi davvero poco riusciti, parimenti dissolvendosi nei momenti più significativi e ispirati del lotto.  

Tra le tante dichiarazioni rilasciate prima dell’avvento di “Assume Form”, Blake ha espresso più volte quale fosse in realtà il leitmotiv dell’opera, ossia “diventare finalmente raggiungibile, assumere forme materiali, lasciare la propria testa e unirsi al mondo”. Un amplesso, però, a volte deboluccio e privo di mordente. E “forme” spesso poco compiute, come scarabocchi tracciati sul foglio tra un sovrappensiero e l’altro. Linee inspiegabili, come quella che unisce Blake a Travis Scott in “Mile High”. Una trap ballad come milioni di altre disperse nel web. Un brano che non aggiunge nulla e che serve solo ad accende la prima sirena d’allarme, dopo la ben più riuscita title-track, che apre il disco con un giro al piano delicatissimo, fatato, in perfetta scia con il pathos irresistibile che da sempre alimenta la sua scrittura. E un’interpretazione vocale sublime, con gli archi nel finale a indirizzare anima e cuore verso il raggiungimento di una struggente beatitudine. Una meraviglia purtroppo polverizzata dall’episodio successivo.

Ebbene, è in questo tran tran di candidi bagliori e luci spente in ogni senso che Blake induce a dimenarci, confondendo, illudendo, mostrando da un lato personalità e profondità e dall’altro lato un’insolita superficialità nello sbrigare fin troppo celermente la faccenda; l’abbraccio con il mondo espresso in origine pare quasi forzato dalle logiche attuali del mercato, perlopiù poco sentito. Un andazzo che però non riguarda la riuscitissima “Tell Them”, prodotta con l’immancabile e onnipresente Dominic Maker del duo amico Mount Kimbie e il fidato Dan Foat, con la partecipazione del lanciatissimo Moses Sumney, il quale si candida a pieno titolo come uno dei più promettenti songwriter in circolazione; insomma, tra i pochi giovani talenti in grado di proseguire con una propria versatilità stilistica l’eterna rinascita della musica soul applicata alle macchine. Un brano munito anche di un certo appeal esotico, non c'è che dire. Stesso dicasi, ma per motivi ovviamente più spagnoleggianti, di “Barefoot In The Park” cantata assieme alla superstar dell’art-pop latino Rosalía, con tanto di refrain passionale e passo gitano. Invece, “Can't Believe the Way We Flow” riporta a galla il cantautore costantemente sorpreso dalla bellezza delle cose, eternamente disperso nel proprio mare magnum sensoriale: “I can't believe the way we flow/ I can't believe the way we live together”. Mentre “Are You In Love?” riprende le origini e le fattezze dell’omonimo esordio con il piano a sostenere un gospel leggero, conciliante.

E’ quindi un Blake a fasi alterne, incostante e inafferrabile. Un’inclinazione ben espressa dalle due parti di “Where’s The Catch”, con la seconda rap e mal riuscita. Un altro di quei momenti in cui Blake sembra intenzionato ad assecondare le mode, e solo parzialmente la propria vena compositiva. Il sample estratto dall’eterna melodia de “La Contessa, Incontro” del compositore romano Bruno Nicolai è al contrario l’abbraccio più riuscito dell’album. Il punto di contatto più azzeccato con il mondo esterno, nel caso specifico con un lontano passato. Mentre il coretto di “Power On” serve ad allietare e introdurre gli umori conflittuali presenti nel testo, evidenziando quanto siano de facto inutili le strizzatine d’occhio a generi distanti come trap e rap. L’eterea solitudine e la dolce melanconia che traspaiono nella dimessa e conclusiva “Lullaby for My Insomniac” confermano ancor di più tale sensazione.
“Assume Form” è un album instabile e paradossalmete meno a fuoco dei precedenti. Un’instabilità poco stuzzicante, che alla lunga pesa sul risultato finale, al netto dei vari momenti più nobili ed efficaci.    

20/01/2019

Tracklist

  1. Assume From
  2. Mile High (feat. Travis Scott and Metro Boomin)
  3. Tell Them (feat. Moses Sumney and Metro Boomin)
  4. Into the Red
  5. Barefoot in the Park (feat. Rosalía)
  6. Can’t Believe the Way We Flow
  7. Are You In Love?
  8. Where’s the Catch? (feat. André 3000)
  9. I’ll Come Too
  10. Power On
  11. Don’t Miss It
  12. Lullaby For My Insomniac

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