Kim Gordon

No Home Record

2019 (Matador)
avant-rock, electro, noise

Oggi è facile parlare dei Sonic Youth: la loro importanza nell’evoluzione della musica rock degli ultimi quattro decenni è da tutti riconosciuta. Ma un tempo non era così: grosso modo fino ai passaggi televisivi ottenuti su Mtv da “Bull In The Heather” restava complicato spiegarli, persino a chi masticava di musica "alternativa". Chitarre suonate in modo inusuale e un sound che – almeno fino a “Daydream Nation" - non aveva alcuna intenzione di scendere a compromessi. Chi li perse all’epoca vorrebbe ora vederli su un palco, non fosse che nel frattempo siano andati in frantumi, a causa di un matrimonio andato in malora. Resta però la possibilità di seguire le singole carriere soliste, che continuano a riservare non poche sorprese.

Fra tutti i lavori post-scioglimento, ha stupito non poco persino gli stessi ex-sodali (leggi intervista) l’atteggiamento artistico intransigente di Kim Gordon, che dei quattro Sonic Youth è stata quella che più si è mantenuta in territori avant-noise. Il progetto Body/Head, condiviso con il chitarrista Bill Nace, si è rivelato molto più ostico delle produzioni firmate dall’ex-marito Thurston Moore e da Lee Ranaldo, e delle tante collaborazioni accumulate da Steve Shelley. Ma il vero esordio solista giunge soltanto ora, portando in dote non poche novità: una tela sulla quale Kim dipinge la propria visione dei deliri di Los Angeles, la città nella quale è tornata a vivere. Un disco pensato fuori casa (“No Home”, per l’appunto), composto in spersonalizzanti Air BnB (ai quali ha dedicato anche una delle sue mostre), immergendosi in una quotidianità pregna di caos e consumismo, cartina di tornasole di un’America in declino.

Preannunciato ben tre anni fa da una traccia che non ebbe seguito nell’immediato, “Murdered Out”, “No Home Record” è un lavoro spiazzante ma molto convincente, condiviso con il producer di successo Justin Raisen, determinato a introdurre nel percorso artistico della Signora Gordon una prepotente svolta electro oriented. Lo avevamo compreso lo scorso agosto, quando venne diffuso “Sketch Artist”, un messaggio di ferma volontà a guardare in più direzioni. Se in “Air BnB” e “Hungry Baby” Kim rimastica l’alt-rock chitarristico prossimo alla gioventù sonica, è proprio nelle scorribande elettroniche di “Don’t Play It” e “Cookie Butter” che diviene ipnotica, specie nella seconda, affilata da bassi impetuosi che la impongono come la traccia più stupefacente, almeno per chi non si aspettava simili modalità nel disco di un’eroina del noise e della no-wave.

Scelte coraggiose, che sposano la contemporaneità, declinando in poesia metropolitana l’alienazione, il cibo - ricorrente in titoli e liriche - e il bombardamento pubblicitario al quale veniamo sottoposti. A ben vedere, però, l’ex-bassista dei Sonic Youth, insignita nel 2018 di una laurea honoris causa dalla Emily Carr University Of Art And Design (Vancouver, Canada), ha sempre assecondato il proprio desiderio di esplorare: basti ricordare il quinto capitolo della serie SYR, le uscite parallele iper-sperimentali dell’ex-band madre, nella quale si metteva in gioco con DJ Olive e Ikue Mori. Ma la Gordon questa volta si rigenera a nuova vita, dopo aver metabolizzato (grazie anche alla rabbia sfogata nel memoir “Girl In A Band”) la fine dell’unione con Moore. Una nuova ripartenza, che a 66 anni la conferma fra le donne più cool dell'intero pianeta, nonché una delle voci più sensuali.

16/10/2019

Tracklist

  1. Sketch Artist
  2. Air Bnb
  3. Paprika Pony
  4. Murdered Out
  5. Don’t Play It
  6. Cookie Butter
  7. Hungry Baby
  8. Earthquake
  9. Get Your Life Back








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