I frammenti di gioventù sonica di "The Best Day" si trasformano in macigni in "Rock N Roll Consciousness", l'album nel quale Thurston Moore torna definitivamente a indossare i panni di se stesso, senza alcun timore di ripercorrere le orme di un passato forse non così lontano, ma nemmeno troppo vicino. Trasferitosi in pianta stabile a Londra, lo storico leader dei Sonic Youth sembra finalmente disposto a rimettere i pezzi al loro posto, senza badare a compromessi di ogni sorta. Il nuovo album rappresenta in qualche modo il ritorno di Moore a una dimensione primitiva del fare musica, prediligendo l'istinto alla ragione.
Può sembrare un discorso un poco astratto, ma così non è. "Rock N Roll Consciousness" accoglie appena cinque pezzi, ma si tratta di veri e propri monoliti che sfiorano o superano nella maggior parte dei casi i dieci minuti. La ragione sta tutta nell'approccio: niente programmi a tavolino, tanto lavoro di jam per trovare la quadratura del cerchio. Un modus operandi che prevede una band affiatata attorno, che puntualmnte si materializza nelle figure del fido batterista Steve Shelley, del basso di Debbie Googe (My Bloody Valentine), della chitarra di James Sedwards a duettare con la Fender di Thurston in un dialogo che torna alla quintessenza del sound "sonico".
I primi due brani in scaletta, in particolare, scelgono di inerpicarsi sulle vecchie, rassicuranti strade che tutti conosciamo. La lunga intro psichedelica di "Exalted" trova compimento nell'assolo di Moore, in un crescendo monumentale che si risolve nei testi visionari che l'artista statunitense ha scritto insieme alla poetessa inglese Radieux Radio. "Cusp" opta per il rumorismo, il rullante a mo' di mitragliatrice e le chitarre a rincorrersi sopra muri di suono.
Snodo centrale dell'intero album, "Turn On" ne rappresenta anche l'apice indiscusso. La tensione accumulata a inizio canzone trova sfogo nella cavalcata alt-rock che improvvisamente si impone sulla scena, levandosi anche lo sfizio di elargire qualche liberatoria sventagliata noise, oltre a prodursi in quei fraseggi strumentali che imperversano in tutto l'album. Divertendosi a srotolare e risistemare la matassa, Moore offre in questi dieci minuti tutto il meglio del suo repertorio. Il lato più riflessivo riappare in "Smoke Of Dreams", accompagnato da una carrellata di immagini che si accendono come lampi, mentre si tingono di scuro le atmosfere di "Aphrodite", percorse da una rinnovata tensione.
C'è tutta la sapienza, tutta l'arte di Thurston Moore in questi tre quarti d'ora di musica, nei quali non è forse semplicissimo entrare, ma dai quali è ancora più difficile uscire indenni.
08/05/2017