Shannon Wright

Providence

2019 (Vicious Circle)
songwriter

Che il nervo elettrico che ha contraddistinto molta della carriera di Shannon Wright sia scomparso una volta per tutte? A giudicare da "Providence", breve collezione di cupe ballate pianistiche, la risposta parrebbe essere affermativa. È vero che ormai da tempo la poetica dell'autrice di Jacksonville ha ridotto drasticamente gli istinti più irrequieti e crudi del suo catalogo rock, mai però come nei sette brani dell'album, l'undicesimo nell'ormai ventennale percorso della musicista, questi danno l'impressione di essere un ricordo lontano, l'esoscheletro abbandonato di tormenti che hanno trovato una nuova casa da infestare. Ulteriore spinta allo scavo interiore e alla narrazione confessionale, il nuovo progetto amplifica a dismisura la ricerca di una spoliazione espressiva che sia contenuto e contenitore allo stesso tempo, il riflesso di un'onestà lirica estrema, da incorniciare con scarni ma accorti contributi sonori. Più classica e disadorna che mai, la poetica dell'autrice brucia ancora con la stessa intensità.

Con l'eccezione di qualche fugace commento di tastiera e lievi manipolazioni elettroniche (a sublimare la coda in reverse della conclusiva "Disguises"), il pianoforte è l'unico compagno al fianco di Wright, amico piegato allo sviluppo di ballate cupe, tenebrose, che alla livida fragilità della prima Soap & Skin antepone il secco drammatismo di una Lisa Germano, reinterpretata con un aplomb gotico, fieramente neoclassico. Le narrazioni dell'autrice si susseguono con tremula inquietudine, ora si infiltrano ora fuoriescono dai tracciati pianistici, ben più che semplici complementi a voce e parole, ma veri e propri primattori, fantasisti che interpretano ogni singola variazione emotiva con personalità e prodezza espressiva (si prenda la title track, poderoso strumentale che potrebbe abitare le haunted-ballroom di Caretaker). Dal greve andamento valzerato di "Fragments" (dotata di una delle interpretazioni più tormentose della musicista) al passo cameristico di "Somedays" (a suo modo una rielaborazione accigliata delle cantate di Agnes Obel) i due strumenti piazzati in campo sventagliano la loro mesta cooperazione, in un pendolo che oscilla tra un sinistro romanticismo e un lugubre sconforto.

Contrita, incupita, non per questo rassegnata, Shannon Wright continua coraggiosa sulla sua strada solitaria, un'apologia del dolore che pare trovare costantemente nuovi appigli per potersi esteriorizzare. Nella sua ricercata essenzialità, "Providence" si rivela l'ennesimo significativo affresco di un'arte perennemente inquieta, per cui la calma risulta totalmente priva di importanza.

07/01/2020

Tracklist

  1. Fragments
  2. These Present Arms
  3. Close The Door
  4. Somedays
  5. Providence
  6. Wish You Well
  7. Disguises


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