Più di tre anni di silenzio per Ane Brun, scelta che ha fatto seguito alla morte del padre avvenuta nel 2016. Una lontananza dalle scene che la cantautrice norvegese (vero cognome Brunvoll) rompe pubblicando ben due album, registrati in sole tre settimane in una solitaria e isolata capanna delle montagne della terra natia.
Anticipato dalla condivisione di un brano al mese a partire da marzo, “After The Great Storm” è il primo dei due dischi a vedere la luce: nove canzoni che confermano l’attitudine della cantautrice verso un pop etereo, sulla scia di Kate Bush o Bjork, rinvigorito da ampie soluzioni orchestrali e ritmi trip-hop che, al pari delle passate e ancora vigenti tribolazioni elettroniche, sono impregnati di algide atmosfere nord-europee.
L’elegante e vivace “Honey” è una canzone che Ane Brun conservava nel cassetto dei ricordi: un inno alla fanciullezza e spensieratezza, un buon punto di partenza per un album che forse deluderà in parte le attese dei fan innamorati delle brumose e solitarie atmosfere dei precedenti lavori.
In verità, le attitudini più pop di “After The Great Storm” assecondano alcune delle migliori composizioni della cantautrice. Non tanto il pur delizioso beat-twist in chiave elettro-pop del singolo “Crumbs”, quanto lo spirituale downtempo della title track, il tremolante e sensuale flusso elettronico alla Jean-Michel Jarre di “Take Hold Of Me” e il trip-hop dai tratti orientaleggianti di “Don’t Run And Hide”, brani che rinnovano non poco l’approccio alla composizione di Ane Brun. E’ difficile infatti rintracciare nel pur vasto catalogo dell’artista una canzone raffinata al pari di “Fingerprints”, punto d’incontro tra le colonne sonore più inclini al romanticismo di Ennio Morricone e la crepuscolare maturità di “Aerial” di Kate Bush.
“After The Great Storm” è un disco pronto a svelare tante sorprese e fragili meraviglie. La brumosa e sognante musicalità di Ane Brun resta intatta anche sotto sferzanti tempi ritmici (“Feeling Like I Wanna Cry”), anticipando nelle note più sordide della conclusiva “We Need A Mother” le gioie più oscure e dolorose del secondo capitolo, “How Beauty Holds The Hand Of Sorrow”.
05/12/2020