Durante il periodo di lockdown da Covid-19 siamo entrati a curiosare nelle case di molti artisti, per sbirciare esibizioni casalinghe (i Low continuano a diffondere pillole settimanali, con tanto di visite nel giardino di casa), assistere a dj-set (alcuni da location memorabili, tipo David Guetta davanti al finestrone con vista sul mare di Miami), ascoltare chiacchierate in libertà, da soli (le vere e proprie lezioni di Xabier Iriondo) o in compagnia di altri colleghi. Alcuni hanno anche diffuso musica più o meno inedita, per mantenere viva l’attenzione, o provare a guadagnare qualcosa (per sé stessi o per la propria crew) in un periodo di totale blocco dell’attività live, per quasi tutti l’unico mezzo di reale sostentamento. Non tutta la musica che abbiamo ascoltato in questi mesi – diciamo la verità – meritava di uscire dalle camerette: probabile che in periodi di normalità, gli stessi musicisti avrebbero evitato di farla conoscere al mondo intero.
Stefano Rampoldi e Gianni Maroccolo qualche settimana prima di Codogno si erano già incontrati per realizzare una cover di “Sognando” di (e con) Don Backy, inclusa poi nel quarto e ultimo Volume di “Alone”, il cosiddetto "disco perpetuo" di Marok. Ritrovatisi di lì a poco costretti fra le mura domestiche, Edda e Marok hanno iniziato a “giocare” su bozzetti di nuove canzoni, scambiandosi file per posta elettronica e definendo un work in progress sviluppato attraverso session via Zoom. Il punto di partenza è stato proprio la plumbea versione di “Sognando”, in questo caso cantata interamente da Edda, un pezzo che continua a far venire i brividi, anche per il fatto che sembra essere stato scritto su misura per l’interpretazione di Stefano. Tutto il resto è seguito di getto, fondendo il basso, il gusto per la sperimentazione e le tessiture elettroniche di Marok, con i testi, la voce e le chitarre sghembe di Edda, che nell’arco di undici tracce sfodera alcune fra le sue migliori prestazioni vocali di sempre. La naturale conseguenza di un profondo legame umano e artistico che i due stanno costruendo da tempo.
I due iniziano per gioco, ma poi non scherzano affatto, affilando le armi sulle martellanti note di “Maranza”, che versa le liriche di Rampoldi in sei minuti di tappeti electro da dancefloor, e sul coinvolgente alt-rock di “Servi dei servi”, con quel basso impetuoso che ci tele-trasporta ai tempi di “Tabula Rasa Elettrificata”, quando Maroccolo finì al primo posto in classifica con l’epitaffio dei Csi. “Noio; volevam suonar.” unisce i germi wave disseminati in “Noio” con l’irresistibile ironia di “Bebigionson”, l’infinita dolcezza acustica di “Achille Lauro” con il canto sacro indù “Mantrino”, inserendo stralci di conversazioni, poliritmi dispari, momenti profondamente autobiografici, e la dedica finale a Claudio Rocchi, sulle note di “Castelli di sabbia”.
Da un lato la purezza e il talento non imbrigliabile di Edda, dall’altro l’ordine e la perizia di Maroccolo, per un progetto che nasce dall’esclusivo desiderio di suonare qualcosa di nuovo, tanto che fino al 15 giugno il disco è stato distribuito gratuitamente (!) da Contempo a chiunque ne avesse fatto richiesta via e-mail, allegando 9 euro per le spese di spedizione. Dal 10 luglio l’opera è stata poi diffusa anche sui consueti canali in streaming.
Se c’è una cosa per la quale dovremo ringraziare il Covid-19 in campo artistico, è il rilancio di una certa cooperazione fra i musicisti, che, unita alla momentanea scarsità di mezzi (non potendo accedere agli studi di registrazione professionali), ha fatto aguzzare l’ingegno e portato molti artisti ad avvicinarsi, sperimentando anche unioni inusuali. Ora è il momento di raccogliere i frutti di quelle intense giornate trascorse in un isolamento lenito solo parzialmente dai video incontri fra amici e colleghi.
Stanno arrivando dischi, arriveranno tour condivisi, e ci si riapproprierà con gradualità della normalità. “Noio; volevam suonar.”, con tanto di copertina e titolo che omaggiano la tradizione cinematografica italiana, sarà ricordato come una parentesi perfettamente riuscita. Stefano e Gianni potranno tornare a seguire i rispettivi progetti, ma alcune di queste canzoni resteranno fra le migliori delle loro carriere. Un risultato – ne siamo certi – tutt’altro che cercato dai due protagonisti. E’ che quando a muoversi sono fuoriclasse di questa levatura, può davvero accadere di tutto.
19/07/2020