“Noio; volevam suonar”, un cazzutissimo album in coppia fatto di undici schegge sanguinolente nelle quali cantautorato OFF e sperimentazione ON veleggiano verso mari spesso inesplorati dalla canzone italiana 2020, fin troppo attenta a melodie carezzevoli, utili solo a non guastare troppo orecchie e animi.
I protagonisti sono Gianni Maroccolo, alias Marok, e Stefano Rampoldi, in arte Edda. Uno a smanettare a più non posso tra ragnatele elettro-psichedeliche e solidi retaggi post-punk, l'altro a declamare testi di poetico stillicidio e a maltrattare una chitarra sghemba, memore della migliore lezione no wave.
“Noio; volevam suonar” è una roba unica per l'Italia attonita del post-Covid. Un frullato lisergico nel quale trovano posto ritmi pari e dispari, Totò e Peppino, Daniel Johnston, Claudio Rocchi, Marco Philopat, lo storico centro sociale milanese Virus, Don Backy, Brian Eno, i Negramaro e Achille Lauro. Senza scordare i Matia Bazar, sui quali si finisce “a pecora”.
“Noio; volevam suonar” è infine la rivoluzione di un album a distribuzione gratuita. Sì, avete letto bene. Per tutti coloro che avessero inviato una mail a mailorder@contemporecords.it, effettuando un versamento di 9 euro a copertura delle spese di spedizione, il cd o il vinile sarebbero giunti a casa gratis. La superofferta era però valida solo per gli ordini pervenuti entro il 15 giugno. Adesso è il momento di acquistare, cosa buona e giusta, vista la caratura dei personaggi e dell'opera.
La parola ai due.
Come mai un album gratis? Siamo al grado zero dell'economia discografica in Italia?
MAROCCOLO: Tutto cambia, niente cambia. Siamo dentro a una delle tante mutazioni dove ciò che valeva ieri oggi non vale più e dove il concetto di mercato discografico appare davvero obsoleto. Mercato e media ci propinano sì e no il 5% della musica che viene prodotta e suonata nel mondo ogni giorno... Oggi, come ieri, la bellezza va ricercata nel rimanente 95%. Ma la scelta di regalare “Noio...” è stata dettata dal desiderio di fare la nostra parte in un periodo dove ognuno di noi stava perdendo qualcosa o qualcuno.
EDDA: No, è che la nobiltà d'animo non mi appartiene ma per fortuna altri ce l'hanno. Così è giusto fare dei regali. Si dice che chi regala stia meglio di chi riceve. Io comunque a Natale sto benissimo. Inopinatamente spero lo ristampino, così potrò venderlo a prezzi di usura ai concerti e alle feste comandate.
Siete consapevoli di avere inciso un capolavoro di inventiva e coraggio? Non che la qualità delle vostre sortite soliste fosse da meno ma in “Noio; volevam suonar” c'è un quid in più...
MAROCCOLO: Grazie! Credo che io e Stefano siamo riusciti a farci un gran bel regalo in un momento assai complesso. Il risultato finale è stato ed è sorprendente anche per noi; ma credo che questo disco sia la naturale conseguenza di un profondo legame a livello umano che stiamo costruendo da qualche tempo. Quando si arriva a percepirci a tali livelli di profondità fare musica insieme diventa davvero molto semplice.
EDDA: Sì, lo fummo. Ma se c'è da fare una figura di merda io mi metto sempre in lista. Stavolta però è andata bene.
A proposito di coraggio. “L'invettiva gratuita” contro i Negramaro (e più avanti si cita anche Achille Lauro): audace in un momento nel quale criticare, seppur velatamente, qualcuno pare un'eresia che viene combattuta sui social a suon di “rosiconi”.
MAROCCOLO: Sono toscano e vivo l’ironia come una sorta di virtù. Mai avuto peli sulla lingua ma al tempo stesso non me la prendo se qualcuno ironizza su di me.
EDDA: È bello parlar male delle persone ma mi piace farlo dietro le spalle, in faccia non mi permetterei mai. Comunque il successo a Gianni non si può dire che sia mancato. Io vengo invece da un'esperienza più mesta fatta di rinunce, soprusi e sputi. Il dissing è un po' come il fisting, piace alla gente che piace. Io preferisco i cotton fioc.
Il 5/4 da cui nasce “Servi dei servi” è l'occasione per pensare che canzoni su ritmiche “strane” non ne scrive più nessuno in ambito pop.
MAROCCOLO: La storia del 5/4 è uno dei tanti cazzeggi tra me e Stefano. Anche un altro pezzo ci ha fatto dannare un po' perché aveva un poliritmo dispari: “Stai zitta”. Ho un approccio istintivo alla composizione e all'arrangiamento... prima creo e registro e solo dopo, per curiosità, razionalizzo cosa ho combinato. Anche se ammetto di avere una grande passione per la divisione ritmica... in “Alone” e in “Noio; volevam suonar” qua e là ci sono diversi passaggi dove si passa dal pari al dispari. Ricerco in ognuno di questi momenti quella naturalezza che non ti fa accorgere che qualcosa cambia. Tutto deve rimanere semplice e subliminale.
EDDA: Lasciamo perdere.
Da quanto vi conoscete e cosa amate l'uno dell'altro?
MAROCCOLO: Abbiamo iniziato a bazzicarci di persona dal 2018. Qualche incontro sporadico dove la tendenza al cazzeggio mascherava in parte la nostra timidezza e il desiderio reciproco di conoscerci a fondo. Nessuno ci prende sul serio, ma da tempo ci diciamo che dovremmo andare a Sanremo in duo. Artisticamente adoro la vocalità di Stefano, un vero talento, e il suo modo di scrivere sia i testi che le melodie vocali. Umanamente amo la sua purezza.
EDDA: Ho conosciuto Gianni a Pontida, era vestito da vichingo e voleva a tutti costi pisciare nella sacra ampolla. andai subito a denunciarlo al Trota e dovette scappare in motoscafo in Tunisia.
Quanto conta “Finire a pecora sui Matia Bazar”?
MAROCCOLO: Beh, questo devi chiederlo a Stefano. Ma sta di fatto che quell'inserto lo trovo geniale.
EDDA: C'è chi ha detto “meglio un giorno da leone che cent'anni da pecora”. Io direi dipende!
Lo spirito punk di Edda, la sperimentazione di Maroccolo. Entrambi duri e puri, cosa consigliate a chi oggi duro e puro non è?
MAROCCOLO: Non saprei consigliare nulla, anche perché la purezza provoca spesso sofferenza e delusioni. Ma credo anche che fare come gli struzzi serva a poco, se non ad attraversare questa vita terrena senza nemmeno provare a viverla.
EDDA: Di fare tanto sesso passivo.
Come mai la cover di Don Backy?
MAROCCOLO: Era stata concepita per “Alone IV”. Ed era stata pensata e arrangiata per la voce di Stefano. Poi ci è piaciuta a tal punto che l’abbiamo pubblicata anche in “Noio...”.
Edda che dici dei testi? Flussi di coscienza, seghe mentali o accurata poetica?
EDDA: Metrica endecasillabi, giambi ambi e gran rottura di coglioni. Mi piace ascoltare la musica in inglese così non capisco una minchia e penso alla musica.
Claudio Rocchi torna sempre...
MAROCCOLO: Non è mai andato via per quanto mi riguarda. Da buon Illuminato continua a donarmi la sua Luce e a spingermi continuamente ad abbandonare “il noto per l’ignoto”.
EDDA: Beh, come hare krishna son contento.
Le chitarre di Edda fanno saltare sulla sedia, immagino tutto istinto...
MAROCCOLO: E pensare che mi è toccato martellarlo per fargliele suonare! Unico anche come chitarrista.
EDDA: Ho studiato alla scuola di Solieri e Poggipollini. Poi Elio mi ha fatto provare il suo flauto. Ma ero incerto e sono tornato alla chitarra disastrosa.
...mentre i trattamenti elettronici di Maroccolo paiono quelli di un Brian Eno in acido.
MAROCCOLO: Ho sempre adorato la musica cosmica!
EDDA: Sì.
A proposito: perché Marok non è il Brian Eno italiano? (o meglio, lo è, ma in Italia non c'è posto per un Brian Eno italiano)
MAROCCOLO: Non nego che la figura di Brian Eno sia stata per me una sorta di “faro nella nebbia”. In particolar modo quel suo essere musicista totale e sperimentatore. Ho sempre desiderato diventare un buon musicista e un buon manipolatore di suoni e credo alla fine di esserci riuscito, ma il paragone con Eno mi pare assai esagerato. In Italia è complesso trovare un posto, qualsiasi cosa tu decida di fare, figuriamoci delirare musicalmente in modo non convenzionale, ma non mi lamento anzi, mi ritengo molto fortunato.
EDDA: Secondo me, è per quella storia dell'ampolla.
Sempre per Marok, i tuoi eroi bassistici?
EDDA: Gianni digli Saturnino!
MAROCCOLO: J.P. Jones, Bernard Edwards, Peter Principle, Mark Sandman.
Col favor di Covid: concerti?
MAROCCOLO: Noio; volevam suonar. E suonerem, appena possibile.
EDDA: Anche col favore delle tenebre. Prima o poi torneremo a riveder le stelle dalle stalle.
Molti musicisti in questo periodo hanno patito la fame e sono state messe in atto un tot di iniziative, anche di grande effetto. Ma nessuno scende in piazza a urlare, come mai?
MAROCCOLO: Qualcuno cantava “il mio mitra è un contrabbasso”... mi accontento di pensare che una canzone non possa cambiare il mondo, ma che possa salvare una vita. Siamo stati (e siamo) tutti in difficoltà, ma non sempre piazza e urla sono la soluzione, né tantomeno iniziative alquanto dubbie.
EDDA: È come se Ungaretti dicesse datemi dei soldi perché non mi vengono più le poesie.
Marco Philopat, il Virus, la Milano antagonista, cosa resta?
EDDA: La magrezza di Marco.
Chi sono i “Servi dei servi”?
EDDA: Io.