Joseph Martone

Honey Birds

2020 (FreakHouse)
songwriter, blues

On the road. Il mito di Kerouac infinito e mutante. Le atmosfere polverose regalate in forme rigorosamente diverse da Calexico, Nick Cave, Tom Waits, e i semi sparsi dai crooner maledetti nel corso della storia (Mark Lanegan, of course): nel primo disco del cantautore italo-americano Joseph Martone, “Honey Birds” (dal nome di un uccello australiano simile al colibrì), si respira un’aria caldissima in cui divampa il blues, da un lato gentile e dall'altro lato cazzuto, perennemente disilluso, inquieto.

E' una voce roca a raccontare le proprie peripezie in 8 tracce che rievocano quanto sopracitato con un’arguta sensibilità personale.
Echi di John Murry, nuvole morriconiane, e la mente scivola tra una ballad e l’altra, un arpeggio infiammante e il fumo di una sigaretta idealmente accesa in eterno. Il cantastorie di origini casertane, cresciuto a nord dell'area metropolitana di New York e di stanza a Vitulazio, sfoggia il proprio artigianato, cucendo melodie tanto ammalianti, quanto da vago commiato (“The Deal”), e accendendo luci a intermittenza nel buio di una notte solitaria (“Same Old Same Old”); il tutto a testimonianza di una scrittura focosa, eppure concisa, di certo perfezionata attraverso estenuanti tournee con la band folk The Travelling Souls.

Prodotto da Taylor Kirk dei Timber Timbre, con l'aiuto in studio di Richard Reed Parry degli Arcade Fire, la regia sonora di Pietro Amato, la voce candida di Ilaria Graziano e la chitarra di Francesco Forni, Jonathan Maurano degli EPO, i songwriter inglesi Pat Dam Smyth e Sam Beer, Taylor Kirk (ancora chitarra) e Ned Crowter al basso, “Honey Birds” è un debutto che nasce stagionato. Un album zeppo di vibrazioni blues dall’afflato noir che restano dentro.

21/06/2020

Tracklist

  1. Working on me
  2. Trust
  3. The Deal
  4. St Christopher
  5. Same Old Same Old
  6. Oh Goodness Me
  7. Declared War
  8. Firefly


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