Psycho Kinder

Epigrafe

2020 (Fonetica meccanica)
elettronica, industrial

Quello che maggiormente colpisce del progetto Psycho Kinder è la sua continua evoluzione e il suo non ripetere mai soluzioni già precedentemente apprezzate da pubblico e critica. Dalla darkwave iniziale alla continua opera di sottrazione sempre più ermetica e minimale (da Ungaretti a Lino Capra Vaccina) si giunge a “Epigrafe”, registrazioni post-industriali (come da sottotitolo) sintetiche e immediate come appunto un’epigrafe deve essere.

Andando oltre il canto dei primi lavori - “Democratiche ipocrisie” (2012) e “Il tramonto dell'evidente” (2014) - oltre lo spoken-word iper minimale di “Diario ermetico” (2018), la strada non poteva che portare all'evoluzione finale, o sarebbe meglio dire all’involuzione finale. Da uomo che urla il proprio stato di alterità e isolamento, al sussurro ermetico di certo inascoltato, si arriva all'involuzione dell’uomo robotico residentsiano, ormai ridotto a marionetta decerebrata la cui presenza può essere rilevata solo “da un cartellino” e la cui vita può essere pianificata kafkianamente in un “protocollo”. La voce di Alessandro Camilletti diventa conseguentemente inumana, metallica e appunto robotica, come una versione alternativa del progetto dei Residents del brano simbolo dell’involuzione umana “Six Things To A Cycle”.

All'interno del progetto si confermano ancora una volta indispensabili le collaborazioni. I primi tre brani (“Tape 1”, “Tape 2”, “Tape 3”) possono essere intesi uno come la prosecuzione dell’altro, in quanto ribadiscono le medesime idee. “Tape 1” con la collaborazione di Moreno Padoan, la voce diventa impercettibile, schiacciata dal caos elettronico industrial. Le parole si perdono nel caos, ma mantengono un senso profondo. In “Tape 2”, col consueto collaboratore Michele Caserta, la voce si tramuta nei versi di un robot burocrate, “Non più fine, l’uomo finisce in protocolli”, ripetuto continuamente per essere sostituito minuto dopo minuto da voci elettroniche totalmente inumanizzate. La vita senza fine che ci trasforma in burattini robotizzati emerge ancora più esplicitamente in “Tape 3”, nuova poesia ermetica con sottofondo elettronico che descrive l’uomo kafkiano perso in una burocrazia opprimente che lo ha svuotato di ogni personalità dandogli in cambio un ruolo e un cartellino.

Dopo si cambia registro, con una maggiore estasi e spazialità; da un ipotetico viaggio filosofico verso “una totalità paralizzante” con accenni quasi new age (“Tape 5”), alla collaborazione col pianista Deca (“Tape 6”), qui in una versione dark-ambient che fa da sottofondo a una bellissima poesia sulla caducità della megalomania umana, sino al davvero minimale “Tape 4” con la voce di Valeria Cevolani. L'inevitabile processo di riduzione non poteva che portare alla scomparsa della voce di Camilletti, che va quasi via del tutto negli ultimi due brani, "Tape 7", con la collaborazione di Giorgio Mozzicafreddo, e soprattutto “Tape 8”. Di una lunghezza anomala rispetto alla discografia del progetto Psycho Kinder (12 minuti), la chiusura di “Epigrafe” è un lungo viaggio elettronico sperimentale dove i synth sembrano ricordare voci subumane ormai irriconoscibili che emergono dal nulla, impossibilitate a comunicare alcunché.

Alla fine di tanto incomprensibile delirio emergono le iconiche parole del filosofo italiano Carlo Michelstaedter: “L’assoluto non l’ho mai conosciuto, ma lo conosco così come chi soffre d’insonnia conosce il sonno, come chi guarda l’oscurità conosce la luce”. Come dire che c'è qualcosa oltre i nostri ruoli e i nostri protocolli, ma è invisibile ai nostri occhi.

04/12/2020

Tracklist

  1. Tape 1 ft. Moreno Padoan
  2. Tape 2 ft. Michele Caserta
  3. Tape 3 ft. Ge-Stell
  4. Tape 4 ft. Giovanni "Leo" Leonardi - Valeria Cevolani
  5. Tape 5 ft. Celery Price
  6. Tape 6 ft. Deca
  7. Tape 7 ft. Giorgio Mozzicafreddo
  8. Tape 8 ft. Maurizio Bianchi


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