Psycho Kinder è una one man band marchigiana nata nel 2009 dalla mente creativa del paroliere Alessandro Camilletti, inizialmente coadiuvato dal musicista Giorgio Mozzicafreddo, dal compositore Michele Caserta (leader dei Drama Emperor, autore di arrangiamenti e mixaggi) e da Marco "El Topo" Luchetti per la grafica. Dal suo esordio del 2011 il progetto si è fatto notare per un approccio esistenzialista e disilluso alla vita, figlio di un disagio e di una percezione di inadeguatezza tipica delle nuove generazioni. In particolare i testi di Camilletti, ricchi di riferimenti poetici e filosofici, sembrano dare sfogo alla consapevolezza delle varie gabbie che racchiudono il vivere quotidiano, quelle rigide convenzioni che attanagliano la vita di tutti - specialmente quella delle giovani generazioni che avrebbero diritto ad aspirare a una vita “altra” - ma che si trovano, volenti o nolenti, a seguire strade già stabilite da altri. I figli di una democrazia svuotata, senza parole adatte a creare grandi ideali e grandi visioni, dove solo la cronaca nera sembra dettare il lento passo dei giorni. Ma la visione di Camilletti non è senza speranza, come a prima vista potrebbe sembrare; il suo è un nichilismo attivo che vuole scuotere le coscienze annebbiate, che trova nell'odio dell'omologazione e nell'orgoglio della propria alterità la strada per raggiungere una autentica consapevolezza della realtà.
Il percorso di Camilletti sembra rivolto verso il nulla o almeno verso il non credere a nulla che possa essere salvifico. La sua è tendenzialmente una filosofia negativa che trasforma il socratico “so di non sapere” in “so che quello che tutti voi mi dite è falso”. Una visione cupa da profeta inascoltato pregna di orgoglioso disincanto. La musica è (almeno agli inizi) invece figlia della tradizione post-punk (linee solide di basso e chitarra più libera di spaziare) con riferimenti a Joy Division, Bauhaus, Death In June, ma con atmosfere più scarne e minimali, mentre se cerchiamo riferimenti italiani questi sono senz’altro le declamazioni dei Massimo Volume o dei Offlaga Disco Pax (al netto dell'elemento narrativo dei primi e di ogni aspetto ironico dei secondi) e le urla punk dei CCCP.
L’esordio avviene con un piccolo Cd autoprodotto Psycho Kinder (2011) con appena due brani molto esemplificativi. “2009”, dedicato al centenario della nascita del movimento futurista marinettiano, coniuga frenetici ritmi elettronici e new wave, ma è il nichilismo a lasciare il segno. La visione del giovane Camilletti si concentra sulla fosca realtà delle “città agonizzanti”, fatta di violenze e solitudine. Il brano non può che terminare con le angoscianti parole ripetute “solitudine e buio”, nulla di più lontano dalla visione marinettiana del progresso infinito portatore di felicità e benessere. Un basso dark wave da il via a “Un Uomo”, viaggio nel senso di inadeguatezza che soffoca la generazione di Camilletti e che condanna la diversità a un difetto di fabbrica, quella fabbrica che produce uomini tutti uguali perfettamente inseriti (“Sono una porta che non si chiude, un incastro mancato”). Anche qui l’uomo dei Psycho Kinder è l’opposto del superuomo nietzschiano, è come “un’aquila con ali di catrame costretta a mangiare con le galline”, un uomo costretto a vivere all'interno di una società gabbia dove non esistono meriti o differenze ma solo mediocrità e appiattimento, non voli pindarici ma un'infinita discesa verso il basso. Il diverso per poter sopravvivere ha due possibilità; la più semplice è quella di adattarsi, non emergere ma regredire a uno stato inferiore (da aquila a gallina) per non soccombere, pena l’emarginazione (“Sono un ospite indesiderato, sono la coperta di un malato”). La seconda e la più coraggiosa è diventare invisibile alla massa (il concetto diventerà più chiaro in "Vivo e invisibile" nel 2015) e mantenere fermamente la proria identità. In questa dicotomia tra ciò che si crede di essere (“Sono dinamite”) e ciò che si è costretti a essere è difficile dire se si è davvero mai stati uomini.
Questi due brevi brani si ritrovano nel primo Ep dei Psycho Kinder, Democratiche ipocrisie (2012), che esalta le capacità declamatore della band. L’uomo di Camilletti è ancora vittima, in “Per non impazzire” è una “bestia drogata in gabbia dorata”, continuando ancora a far percepire quel senso di oppressione che la società dei consumi crea sull’uomo moderno. Il clima diventa sempre più Joy Division e la modernità è sempre vista come un opprimente orpello alla vita umana (“Corre, corre il progresso, si abbatte sui nostri ideali, li svuota”). Le parole che potrebbero salvarci (la ricerca di parole “vere” in contrapposizione alle migliaia di opinioni fallaci) sono assenti nella società moderna per essere sostituite da inutili chiacchiere da talk show politici (“Le parole lasciano il posto a democratiche ipocrisie”). Chiude “Spelonche” con un suono grezzo e minimale di chitarra.
L’incomunicabilità e la solitudine, figlie ineludibili della nostra contemporaneità, restano al centro dei dialoghi di Camilletti anche nel successivo Cd L’Incomunicabile/L’Estasi (2013), ancora due brevi brani presenti nel successivo primo vero Lp Il tramonto dell’evidente (2014). E’ come se Camilletti decidesse di ripartire esattamente da dove era finito il precedente Ep, dal brano più scarnificato, “Spelonche”. Il tramonto dell’evidente appare più asciutto e scarno (“L'incomunicabile”), riducendo le influenze dark wave per aprirsi a letture più personali con brevi cenni al post-rock più minimale dei Labradford (“Segrete edificazioni”). La voce alterna declamazione a sussurro, cosciente che nella società moderna non ci saranno orecchie a sentire né l’uno né l’altro. La realtà di tutti i giorni sembra svanire nel nulla (“Panico”), persa nel magma della realtà virtuale che ci regala una falsa libertà (“Il tramonto dell’evidente”). L’elettronica aumenta al pari passo col pessimismo generale che non da fiducia a nessuna delle strutture organizzate presenti nella società, dove ci si trova persi in “una vita senza direzione” (“Un vuoto insostenibile”). “L’estasi” ritorna in territori decisamente post-punk con basso ripetitivo che fa da base alla chitarra. Il suono è assolutamente ridotto ai minimi termini, i testi ermetici, l’estasi del titolo è più onirica che reale. “La coerenza della follia” è una semplice texture su cui si inserisce un monologo del grande filosofo Emanuele Severino.
La collaborazione tra Camilletti e Ali Salvioni da vita a un nuovo Ep di due brani stavolta non presenti in nessun Lp, Vivo e invisibile/Nel caos dell'Ecumene (2015). La distanza tra il duo e la società circostante si fa sempre più ampia, come in un filosofico isolamento in cui si resta “vivi” ma “invisibili” per poter sopravvivere, talmente diversi dagli “altri” da dover fuggire per diventare trasparenti. La moda e il conformismo vengono presi ad esempio per mostrare la propria alterità da una massa immensa di “uguali”. Le liriche raggiungono nuovi vertici che approfondiscono e chiariscono concetti già presenti nei precedenti lavori. Questo breve Ep può considerarsi un punto di svolta che divide in due la discografia della band e segna un passaggio a una nuova maturità nei testi e l'inizio di una rigorosa opera di sottrazione nella musica.
Questa ricerca di marginalità cosciente che è fondamentalmente una totale apostasia della società capitalista dei consumi, assume una maggiore capacità di lettura sociale con spirito rivoluzionario con The Psycho Kinder Tapes (2016). Si parte subito con lo spoken-word tagliente di "Stato di violenza" che denuncia sia i potenti manipolatori ma anche gli imbelli che si fanno manipolare ("Vorrei violare questo stato di violenza permanente/ che chiamano pace/ vorrei decapitare chi detiene il potere/ e la servitù incapace"). Il basso tende a scomparire, come anche la componente dark per dar spazio a synth e ritmi elettronici. Ma la duplicità tra ritmi ai limiti della dance accoppiata a testi claustrofobici e registrazioni della voce del padre dell’esistenzialismo, il filosofo tedesco Martin Heidegger, fa assumere un’aria tutt'altro che ammiccante. La massa di nani che “tiranneggiano la verità”, che filosoficamente vivono nell’opinione o nel “mito” incuranti della ricerca della verità, sono i protagonisti di “Oltre Il Tempo”, artefici e principali responsabili di un “ego collettivo ipertrofico” cha ha trasformato il mondo portandolo al collasso. La filosofia è ancora la soluzione, qui definita nella natura che “conserva i nostri antenati” che farà tornare a casa (cioè lontano dal mito e prossimo alla verità) chi (come Camilletti) “combatte guerre invisibili ai più”. I tre minuti strumentali di "Psycho Kinder" - scritti da Giorgio Mozzicafreddo e Michele Caserta - hanno qualcosa delle bizzarria dei Residents e fanno da preludio al remix di "Vivo e invisibile (Miro Snejdr Remix)". I ritmi si rallentano fino ad avvicinarsi a spoken word con sottofondo post rock in "Inviolabili e sacri” che denuncia l’incomunicabilità e l'alienazione della contemporaneità ("parliamo senza comunicare/ come automi in un circo tecnologico"). La filosofia è sempre il fulcro principale su cui si plasmano le idee di Camilletti, stavola con le parola di Ezra Pound in "With Usura", dalla struttura ritmica minimale. Non esiste speranza nella società nel mondo degli Psycho Kinder, forse solo un ipotetico "Viaggio allucinato" potrebbe far cadere i “muri di questa civiltà”. La chitarra si fa distorta come mai finora nella loro discografia, ma il viaggio è certamente destinato al fallimento tanto è forte l’inerzia nichilista che sovrasta i non allineati. Dopo un nuovo remix che dona una seconda vita a "Il tramonto dell'evidente (Carnera Remix)", si giunge a “Essere”, oggetto eterno della filosofia fin dall’antichità. La musica di Ludovico Padovan dei Wanda Wulz è un lungo tappeto sonoro distorto elettroacustico su cui monologhi filosofici sugli eterni concetti di Uno, Essere e Non Essere si sovrappongono.
La musica degli Psycho Kinder è diventata un piccolo oggetto di culto tanto che, dopo una collaborazione col musicista milanese Fabrizio Testa ("Free Camilletti!" del 2016), nel 2018 viene pubblicato ExTension, una rivisitazione di dieci brani dei precedenti Lp ed Ep, remixati e spesso totalmente stravolti da vari musicisti che negli anni hanno apprezzato la dark-wave elettronica e i preavvisi di apocalissi (reali e morali) di Camilletti. I brani vengono scarnificati alla loro minima essenza come nel caso delle collaborazioni del frontman dei Post Contemporary Corporation Valerio Zecchini (“Nel caos dell’ecumene”), di Andrea Chimenti (“Essere”), del pianista Deca in una versione minimale di “Oltre il tempo”, dei Carnera (“Il tramonto dell’evidente”), o saturati di energia come nel sempre presente Michele Caserta in un remix carico di tensione di “Un uomo”, nei Celery Price (“2009”), o collegati a sonorità industrial “L'incomunicabile (Kill Your Boyfriend Remix)”.
Questo riconoscimento da parte dell’underground italiano galvanizza Camilletti che ancora nel 2018 svolta completamente e trova con Diario ermetico quello che è probabilmente il suo metodo comunicativo più efficace. Tutto viene ridotto ancor più ai minimi termini, dalla musica ai testi che vengono depurati di ogni elemento superfluo, alla durata dei brani che non supera - tranne in un caso su undici - i due minuti, fino ai titoli che scompaiono per diventare semplicemente numeri. Camilletti veste i panni di filosofo/narratore/poeta ermetico e abbandona del tutto ogni legame con le sonorità dark-wave-industrial degli esordi. Con la collaborazione del grande pianista Deca, che qui si occupa della musica e del missaggio, si aprono nuovi scenari sonori legati alla modern classical e alla musica ambient che diventano il substrato per le poetiche in uno stile simile al poeta Ungaretti. Nella seconda traccia, con un piano commovente di Deca, si capisce quanto il percorso filosofico sia crudo e pessimista (“Procediamo incauti al compimento del nulla”), privo di ogni speranza di vita nella contemporaneità (“Non v’è epica, né sangue, né ardore, solo un lento appassire”). Lambendo i territori dark-ambient ci si avvicina alla matura denuncia della modernità figlia di migliaia di opinioni insensate che distraggono dalla ricerca della verità, chiarendo come la civiltà contemporanea sia praticamente opposta a quella immaginata dai filosofi dell’antichità che aspiravano, coscienti di non poterla raggiungere, alla verità (terza traccia). Nella quinta traccia, con un ritmo da marcetta militare, Camilletti si mette a capo di un pensiero senza esercito richiamando la volontà per ridisegnare i “confini dei sogni”. Le parole “escono dagli occhi e migrano vive a cercar vita”, come se godessero di vita autonoma rispetto al proprio creatore, per ritrovare nuova vita nella mente di chi le ascolta. Una speranza destinata a fallire (“Vorrei non esistere se non nei ricordi che mi hanno ospitato”) se non nei ricordi, luoghi immateriali e proprio per questo infiniti. Nell'unica traccia lunga ("Track 11") frammenti di film di Bergman e Tarkovskij, letture di Pasolini dai "Canti pisani" di Ezra Pound, completano un quadro ricco di riferimenti che sono un punto di non ritorno per la nuova poetica del paroliere marchigiano.
Nel 2019 la continua opera di sottrazione si trova di fronte un bivio, cambiare ma allo stesso tempo seguire un tragitto coerente con la propria discografia. L’idea geniale è quella che il guru del minimalismo italiano Lino Capra Vaccina potesse essere un perfetto punto di congiunzione tra il continuo percorso di sottrazione e la necessità di un'evoluzione. La collaborazione con l’autore di “Antico Adagio” è quindi la soluzione a questo difficile bivio, punto di partenza di un piccolo esperimento di appena due singoli che potrebbe aprire la strada a un nuovo percorso con nuovi e interessanti sviluppi nei prossimi anni. Due soli brani di cinque minuti ciascuno (Un Disegno Infantile/All'Ombra Di Metafore), dove vibrafono e piano dettano i tempi e dove le parole di Camilletti si inseriscono con naturalezza, anch’esse minimali come le note di Lino Vaccina (autore anche del mixaggio). I testi perdono gran parte del pessimismo rabbioso precedente per aumentare la componente riflessiva. Non più l’uomo opposto a una società inaccettabile, in cui unica difesa è la volontaria marginalità. Stavolta l’uomo si pone di fronte alla natura stessa, cosciente che la sua salvezza è possibile solo nell'abbandono assoluto, l'esatto opposto della lotta e della resistenza. Se Camilletti era stato il fautore di una orgogliosa diversità dalla massa, dalla ricerca di una identità forte, ora è invece il momento di abbandonarsi totalmente. Un abbandono nella natura madre che è liberatorio e unica speranza di salvezza filosoficamente possibile.
“Un disegno infantile” riflette proprio su come lo sguardo di un bosco possa dare una pace interiore. Nonostante il “disordine” apparente - cosa che lo differenzia da un lussuoso giardino curato in modo maniacale in ogni dettaglio - la visione degli alberi crea una pace interiore proprio in quanto lontano dalle rigidità mentali da ossessivi a cui siamo sottoposti quotidianamente. Il disordine è quindi anche e soprattutto libertà, assenza di regole e schemi mentali imposti dai falsi bisogni consumistici (ville con giardino da miliardari), è “grazia della natura” in cui abbandonarsi senza remore, come un ritorno a un nostro io antico e più autentico.
“All’ombra di metafore” è legata alla antichissima filosofia indiana dei Veda. E’ anch’essa connessa a una sorta di abbandono ma la visione è ancora più ampia. L’uomo non è più in contrapposizione ad altri uomini, non è un uomo solo contro modelli di società inossidabili, ma è indivisibilmente legato nella sua essenza personale a quella universale, uomo e natura uniti ma separati solo temporaneamente nel tempo fugace della vita per poi ritrovarsi appena dopo (“siamo uno noi due in esilio dal tempo”). Quindi tutte le esperienze umane (siano esse quelle del singolo individuo o quelle di una società complessa) non esistono realmente ma sono come immagini che scorrono (“scorrono le immagini”), come metafore che si ripetono all’infinito (“all’ombra di metafore”) che rendono superflue le categorie umane in cui cataloghiamo ogni fenomeno o evento (“e saltano le categorie”). Tutto quello che crediamo reale, tutte le nostre sovrastrutture che immaginiamo come reali e che influenzano totalmente la nostra vita in effetti non esistono (“la storia non esiste”) se non inquadrate in un contesto molto più ampio.
Proseguendo nella sua strada ermetica nel 2020 Camilletti giunge a Epigrafe, registrazioni post-industriali (come da sottotitolo) sintetiche e immediate come appunto un’epigrafe deve essere. Da uomo che urla il proprio stato di alterità e isolamento, al sussurro ermetico di certo inascoltato, si arriva all'involuzione dell’uomo robotico residentsiano, ormai ridotto a marionetta decerebrata la cui presenza può essere rilevata solo “da un cartellino” e la cui vita può essere pianificata kafkianamente in un “protocollo”. La voce di Alessandro Camilletti diventa conseguentemente inumana, metallica e appunto robotica, come una versione alternativa del progetto dei Residents del brano simbolo dell’involuzione umana “Six Things To A Cycle”. I primi tre brani (“Tape 1”, “Tape 2”, “Tape 3”) possono essere intesi uno come la prosecuzione dell’altro, in quanto ribadiscono le medesime idee. “Tape 1” con la collaborazione di Moreno Padoan, la voce diventa impercettibile, schiacciata dal caos elettronico industrial. Le parole si perdono nel caos ma mantengono un senso profondo. In “Tape 2”, col consueto collaboratore Michele Caserta, la voce si tramuta nei versi di un robot burocrate, “Non più fine, l’uomo finisce in protocolli”, ripetuto continuamente per essere sostituito minuto dopo minuto da voci elettroniche totalmente inumanizzate. Una vita senza un fine che ci trasforma in burattini robotizzati emerge ancora più esplicitamente in “Tape 3”, nuova poesia ermetica con sottofondo elettronico che descrive l’uomo kafkiano perso in una burocrazia opprimente che lo ha svuotato di ogni personalità dandogli in cambio un ruolo e un cartellino. L'inevitabile processo di riduzione non poteva che portare alla scomparsa della voce di Camilletti, che va quasi via del tutto negli ultimi due brani, tra cui spicca “Tape 8”.
Di una lunghezza anomala rispetto alla discografia degli Psycho Kinder (12 minuti), la chiusura di “Epigrafe” è un lungo viaggio elettronico sperimentale dove i synth sembrano ricordare voci subumane ormai irriconoscibili che emergono dal nulla, impossibilitate a comunicare alcunché. Alla fine di tanto incomprensibile delirio emergono le iconiche parole del filosofo italiano Carlo Michelstaedter: “L’assoluto non l’ho mai conosciuto, ma lo conosco così come chi soffre d’insonnia conosce il sonno, come chi guarda l’oscurità conosce la luce”. Come dire che c'è qualcosa oltre i nostri ruoli e i nostri protocolli, ma è invisibile ai nostri occhi.
Pochi mesi dopo, a febbraio 2021, Camilletti trova un'improvvisa ispirazione per realizzare quasi di getto uno dei suoi lavori più dichiaratamente filosofici, Perì Phýseos, ispirandosi alla filosofia presocratica e in particolare - all’interno di quel gruppo - al filosofo più oscuro e poetico, Eraclito. Camilletti prende i frammenti dell’unica opera eraclitea disponibile “Sulla natura”, conciliandoli con la musica industrial di Maurizio Bianchi, autore di una discografia tanto sconfinata quanto clandestina. E' il filosofo oscuro e oracolare della contrapposizione tra gli opposti che tra loro si reggono e in quanto contrapposti esistono (giorno-notte, fame-sazietà), autori di un'eterna contesa (la notte nascendo fa sparire il giorno e viceversa) che è la base dell'esistente. Da qui l’idea della vita come polemos, guerra eterna di opposti in conflitto, una realtà invisibile agli occhi di chi resta schiavo del mito e della menzogna. Le nove tracce (ancora una volta senza titolo) presentano uno sfondo dark-ambient-industrial che fa da base alle letture di Camilletti.
Si comprende appieno la grandezza dei frammenti di Eraclito, la sua straordinaria capacità di percepire la realtà intuendo pensieri secoli prima che la parola scienza abbia avuto un senso comune. Nel secondo brano venti elettronici fanno da sfondo al frammento di Eraclito che elimina gli dei dalla creazione del mondo, immaginando un cosmo sempre esistito, mai creato da nessun dio, che sempre esisterà (“questo cosmo non lo fece nessuno degli dei né degli uomini, ma sempre era ed è e sarà fuoco sempre vivente”), arrivando a conclusioni ritenute eretiche persino oggi, duemilacinquecento anni dopo la loro profezia.
L'armonia che nasce dalla discordia (brano 3) è ricreata in undici minuti di distorsioni elettroniche totalmente dissonanti. Il brano più riuscito è probabilmente il quarto, con sovrapposizioni vocali ipnotiche in cui gli opposti (eraclitamente) convivono. Un magma sonoro pervade il quinto brano, un caos primordiale che sottolinea il cambiamento perpetuo (“il sole è nuovo ogni giorno, nello stesso fiume non è possibile entrare due volte”), l’idea eraclitea dell’eterno divenire, anch'essa capace di cogliere intuizioni che la scienza riuscirà a dimostrare solo millenni dopo.
Interessante l’idea di ridare luce alle idee dei primi pensatori, addirittura presocratici, coniugandoli con l'elettronica sperimentale. Un album da leggere e ascoltare per riscoprire idee che sono la vera base (forse più di quella cattolica) del pensiero occidentale.
Singoli | ||
Psycho Kinder(2009/Un Uomo) (Autoprodotto, 2011) | ||
L'Incomunicabile/L’Estasi(Fabriziotesta Produzioni, 2013) | ||
Vivo E Invisibile/Nel Caos Dell’Ecumene(Fonetica Meccanica, 2015) | ||
Un Disegno Infantile/All'Ombra Di Metafore(Fonetica Meccanica, 2019) | ||
Ep | ||
Democratiche Ipocrisie Ep(Autoprodotto, 2012) | ||
Lp | ||
Il tramonto dell'evidente (Fonetica Meccanica, 2014) | ||
The Psycho Kinder Tapes (Alienated Records, 2016) | ||
ExTension (Alienated Records/Solchi Sperimentali Discografici, 2018) | ||
Diario ermetico (Fonetica Meccanica, 2018) | ||
Epigrafe(Fonetica Meccanica, 2020) | ||
Perì Phýseos(Fonetica Meccanica, 2021) |
Un uomo | |
Democratiche ipocrisie | |
L'incomunicabile | |
Vivo e invisibile | |
Inviolabili e Sacri | |
Oltre il tempo | |
Vivo e invisibile (Miro Snejdr Remix) |
Essere feat. Andrea Chimenti | |
L'Incomunicabile (Kill Your Boyfriend Remix) | |
2009 (Celery Price Remix) | |
Track 2 | |
Tape 5 |