Stone Temple Pilots

Perdida

2020 (Rhino)
mainstream rock, folk
6

Una recente indagine di Nielsen Music rivela che le dieci canzoni più trasmesse dalle radio rock americane nell'ultimo decennio appartengono quasi esclusivamente al periodo 1991-1994. A parte il prevedibile riscontro dei Nirvana, veri mattatori della classifica con ben quattro estratti da "Nevermind", colpisce il quarto posto di "Plush" degli Stone Temple Pilots (che supera i Pearl Jam di "Even Flow", i Soundgarden di "Black Hole Sun" e i Metallica di "Enter Sandman"), soprattutto perché a fronte di un brano ormai divenuto classico ci si immagina percorsi artistici e repertori altrettanto importanti per i suoi autori. A conti fatti invece, gli STP (acronimo che chiarisce l'origine del nome, legata al famoso olio motore) hanno raccolto meno di tutti gli altri protagonisti della top ten in campo internazionale, come se a quel momento importante fosse seguita l'incapacità di tracciare una via personale necessaria ad allargare il bacino di pubblico.

Bollati subito dalla stampa specializzata come cugini poveri del grunge, gli STP erano incappati nello stesso destino dei loro diretti competitor, con un botto di esposizione mediatica iniziale seguito da problemi di dipendenza del frontman (Scott Weiland ci ha lasciato nel 2015, aggiungendosi a una lista di decessi che ha funestato un'intera generazione, comprendente Cobain, Layne Staley e Chris Cornell), ma la scrittura dei fratelli Dean e Robert De Leo (rispettivamente chitarra e basso) non si era mai davvero arenata. Dopo una parentesi di due anni con Chester Bennington alla voce (scomparso anche lui tragicamente nel 2017), la band ha visto in Jeff Gutt l'interprete ideale per valorizzare sia il repertorio che il bisogno di percorrere nuove strade, riprendendo la produzione discografica con un album omonimo nel 2018.

"Perdida" arriva oggi insieme all'adesivo piuttosto scontato del "primo disco acustico" e cerca di spostare la prospettiva dalla quale siamo abituati a vedere il quartetto di San Diego con una manciata di ballad che pescano a piene mani nella tradizione mainstream rock a stelle e strisce. Fin dall'opener (primo singolo) "Fare Thee Well" e la successiva "Three Wishes" l'album non fa mistero di una verità scomoda: il summenzionato bisogno di percorrere nuove strade altro non è che la necessità di tornare a un airplay radiofonico più favorevole. In aggiunta, i riferimenti restano saldamente ancorati ai primi anni Novanta, quando il bisogno di chitarre acustiche (stile Mtv Unplugged) serviva da rassicurante contraltare a un'estetica fatta di disperazione sporca e camicie di flanella. Gutt mette la firma sui brani accanto a quella della premiata ditta De Leo, dando vita a episodi che vanno a parare talvolta dalle parti di Bon Jovi ("She's My Queen") o degli Extreme ("Sunburst"), avventurandosi anche in alcune divagazioni romantiche in odor di amori infranti, come la title track e "Miles Away".

Fin qui sembrerebbe il ritratto della catastrofe, ma c'è qualcosa che tiene a galla questo disco quando tutto sembra provenire direttamente dalla fiera del già sentito e dove la voce di Gutt non riesce mai a essere veramente graffiante quanto quella di Weiland o Bennington: la semplicità. All'inaspettata deriva melodica fa eco una scrittura comunque dignitosa e uniforme, senza eccessi, dalla quale emergono positivamente le riverberazioni psych-folk di "I Didn't Know The Time" o della già citata (e vagamente zeppeliniana) "Three Wishes".
Gli Stone Temple Pilots iniziano il nuovo decennio ritirandosi nella loro personale bolla spazio-temporale e scelgono una strada nuova già piuttosto vecchia, che risulta sì omogenea e spesso piacevole all'ascolto, ma anche probabilmente indigeribile per alcuni fan storici. Il tempo dirà se si tratta di un capriccio isolato o l'inizio di un nuovo corso.

02/03/2020

Tracklist

  1. Fare Thee Well
  2. Three Wishes
  3. Perdida
  4. I Didn't Know the Time
  5. Years
  6. She's My Queen
  7. Miles Away
  8. You Found Yourself While Losing Your Heart
  9. I Once Sat at Your Table
  10. Sunburst

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