Il quinto album in studio registrato da Conor O'Brien insieme ai suoi Villagers ritrae in musica un processo conoscitivo continuo e dagli sviluppi impredicibili. Si tratta di un viaggio di profonda introspezione, ma anche di apertura percettiva verso il circostante. "The more I know, the more I care" recita, in più occasioni, il cantautore. È però una ricerca che procede senza una meta prestabilita, andando quasi a tastoni nel buio dell'ignoto e di una dimensione spirituale sepolta e dimenticata nel febbricitante pulsare di una società contemporanea sempre più iperconnessa. E così anche le rivelazioni tendono a giungere improvvise, inaspettate, ma cariche di sentimento e stupore. In "Song In Seven" è infatti occasione di estasi sensoriale una nuotata nella notte stellata del Mare del Nord, accarezzata dal soffiare della brezza che richiama lo sguardo su in alto, verso il firmamento:
There was a pattern in the skyGrazie agli arrangiamenti pieni e ricchi di dettagli, specialmente nei momenti di crescendo e di ascesi mistica, un senso di incantata contemplazione del cosmo si respira in tutto "Fever Dreams". Il pezzo più lungo del disco, "So Simpatico", si espande e si rigonfia in una coda strumentale avvolgente nella sua ricchezza armonica. Le diverse ballate, pianistiche o chitarristiche, sono adornate da archi e tappeti di tastiere. Ma è "The First Day" l'esempio più riuscito di questa nuova dimensione sonora costruita dai Villagers. Posta proprio in apertura d'opera con funzione introduttiva, la canzone musica un vero e proprio battesimo dei sensi, un momento di svolta orchestrato come un moderno alleluia imbevuto di dream-pop.
And it took me so high
And the waves at my feet
In the warm North Sea
And it cut me so deep
And it cut me so deep
And it cut me so deep
When tragedy brings us a melody
Your majesty hits like a dart
Deep in my heart
(da "Deep In My Heart")
27/08/2021